“L’uomo veramente libero è colui che rifiuta un invito a pranzo
senza sentire il bisogno di inventare una scusa”
Jules Renard
Non so se è così anche per voi, ma per me la primavera è la stagione della rinascita, la attendo sempre con tanta impazienza.
È la stagione delle passeggiate, delle corsette mattutine, delle erbette spontanee da raccogliere, della frutta colorata, dei fiori e dei profumi nell’aria.
Le giornate decisamente più lunghe e tante ore in più da potersi godere all’aria aperta.
In primavera, in cucina, ci si può davvero sbizzarrire con frutta e verdura; andare a fare la spesa è un vero piacere, tante sono le verdure e i legumi freschi a disposizione.
Gli agretti, noti anche con il nome di barba di frate, sono una verdura tipica primaverile, un vero toccasana per la salute, disintossicanti e poveri di calorie, si possono anche mangiare crudi.
Io li preferisco lessati o cotti al vapore, conditi semplicemente con sale, pepe, olio e limone; si prestano molto bene alla preparazione di quiche, torte salate e frittate.
Questa quiche la potete servire come antipasto, magari insieme ad una insalata con rucola e misticanza, oppure anche come secondo o piatto unico accompagnandola ad una insalata magari un po’ più robusta.
Ricettina?
QUICHE DI RISO E ORZO AGLI AGRETTI E PROVOLONE
Ricetta brisée di M. Roux dal libro “Frolla e Sfoglia”
Ingredienti
Pasta brisée
150 g farina d’orzo biologica
100 g farina di riso biologica
160 g burro biologico freddo
1 uovo biologico
1 cucchiaio latte freddo
½ cucchiaino sale
semi di sesamo nero e bianco
Farcia
3 uova biologiche
200 ricotta di mucca biologica
50 ml panna fresca
50 g Grana Padano grattugiato
50 g provolone piccante
sale e pepe qb
1 limone non trattato (buccia)
1 mazzetto di agretti
Preparazione
Pasta brisée
Potete prepararla a mano impastando velocemente tutti gli ingredienti, oppure utilizzare la planetaria (con il gancio) . Se lo fate a mano mettete in una terrina la farina precedentemente setacciata, fate una fontana e mettete il burro al centro, ben freddo e tagliato a pezzetti, il sale e l’uovo. Lavorate velocemente fino ad ottenere un composto grumoso, quindi aggiungete il latte e lavorate bene fino ad ottenere un impasto compatto. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola per alimenti e fatela riposare in frigorifero per almeno un’ora.
Preriscaldate il forno a 190°.
Stendete la brisée su una spianatoia infarinata in una sfoglia di circa 3 mm di spessore. Adagiatela su uno stampo imburrato ed infarinato (o foderato di carta forno), fatela aderire bene e ritagliate i bordi. Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta e mettete in frigorifero per una decina di minuti.
Procedete con la cottura in bianco, coprendo il fondo del vostro guscio di brisée con della carta da forno coperta con dei pesi (io fagioli secchi). Cucocete in forno ben caldo a 190° per 15 minuti. Estraete del forno.
Con la pasta avanzata potete ritagliare dei piccoli rombi, cospargerli di semi di sesamo nero e bianco, e ‘fissarli’ passando sopra delicatamente il matterello. Potete distribuirli intorno alla quiche come a formare una decorazione del bordo, oppure semplicemente disporli su una teglia coperta di carta forno e cuocerli per pochi minuti in forno bene caldo.
Farcia
Eliminate le radici degli agretti e lavateli bene sotto l’acqua corrente per eliminare tutta la terra. Lessateli in acqua bollente salata per 3-4 minuti. Scolateli e tuffateli in acqua fredda (io nell’abbattitore di temperatura) sia per fissare il colore verbe brilante che per fermare la cotttura. Scolateli e spuzzateli di succo di limone. Tenete da parte.
Sbattete le uova, unite la ricotta, la panna, il Grana Padano grattugiato, sale pepate e sbattete bene, unite anche il provolone tagliato a pezzetti e della buccia di limone grattugiata a piacere.
Versate il composto sulla base della quiche, disponete gli agretti lessati a ciuffetti.
Infornate per altri 30-35 minuti circa.
NOTE:
Potete preparare la pasta brisée anche utilizzando il robot da cucina, versate tutti gli ingredienti ed il burro ben freddo tagliato a pezzetti, azionate fino a quando si formerà una palla.
Michel Roux non ne sarebbe felice, ma quando c’è poco tempo anche questo è concesso!
Ieri abbiamo aperto ufficialmente la stagione estiva!
Giornata intensa.
In barba alle previsioni meteorologiche, che ultimamente mi sembra siano davvero poco attendibili, ci siamo svegliati con un bellissimo sole.
Un cielo terso e luminoso che ci ha fatto preparare in super velocità le borse per la spiaggia.
Mi chiedo, ma i meteorologi, ci sono o ci fanno?
Possibile che non ne becchino una di giusta?
Mah?
Comunque, noi siamo letteralmente fuggiti…così velocemente da dimenticarci la borsa con i giochi per le bimbe…
Era una di quelle giornate che si contano sulle dita di una mano, di quelle che sei a Jesolo, ma ti sembra di trovarti a Miami per i colori del cielo e del mare..davvero bella.
Siamo rientrati nel pomeriggio perché la sera, dopo una doccia super veloce, siamo andati alla festa di matrimonio di una coppia di amici!
Adesso è tardi e sto scrivendo il post…ormai è la mia consuetudine postare in orari notturni, purtroppo, viste le tante cose da fare o così o…
Ricetta?
Prima che sparissero, la scorsa settimana, ho fatto questa torta salata con i carletti di cui vi avevo già parlato qui.
Mi sembrava perfetta per partecipare al contest di Ambra, erbette spontanee e fiori (questi ultimi però li ho comperati…quest’anno niente orto visto il trasloco imminente…).
Oggi sono a scuola tutto il giorno, ma questa sera devo assolutamente trovare il tempo per venirvi a trovare amiche!
Forse avreste preferito qualche racconto su quello che abbiamo fatto questo week end, invece.
Ho letto dei dati sconvolgenti.
Si, a volte leggiamo queste cose o le ascoltiamo dalla TV, ma ci prestiamo poca attenzione.
Perché se davvero le memorizzassimo per bene, le cose forse cambierebbero, noi cambieremmo.
I dati sul cibo che ogni anno viene buttato in Italia.
Ne avete un idea?
Nel 2012 hanno calcolato un ammontare di circa 1600 euro a famiglia, fate la moltiplicazione.
Dati assurdi se solo pensiamo a quante persone sono a rischio povertà in Italia.
E la cosa assurda è che non si buttano via soltanto prodotti freschi, si butta via anche tantissimo pane.
Cosa inconcepibile se pensiamo alla cultura mediterranea dove il pane veniva riciclato nelle zuppe, nelle insalate e nei dolci.
Un dato emerso da questa indagine è che chi ama il cibo spazzatura spreca molto di più.
Sicuramente manca consapevolezza, e ignorare come nasce il cibo che si porta in tavola, automaticamente allontana dal suo significato e dal suo valore.
A questo si aggiunge che fare la spesa al supermercato e farla in un piccolo negozio non è certo la stessa cosa…anzi ha contribuito largamente a snaturare il nostro rapporto con il cibo.
A chi di voi non è successo di entrare al supermercato per acquistare un litro di latte e di essere uscito con un sacchetto pieno di cose che non erano nella lista?
Mi è piaciuta molto questa frase.
“SPINGETE VOI IL CARRELLO, NON FATEVI SPINGERE DA LUI.”
Un piccolo suggerimento è di non farsi tentare dalle offerte, di pianificare gli acquisti, pensare solo a quello che ci serve, e di cucinare tutto.
Cercate di riutilizzare anche gli scarti (io tante idee le ho trovate qui da lei).
Ricettina!
Siccome fa davvero comodo rientrare a casa alle 13.30 e trovare qualcosa di pronto, spesso preparo delle quiche o torte salate.
Le verdure primaverili sono meravigliose.
Confesso che fino a poco tempo fa comperavo i piselli surgelati.
Certo sono una bella comodità.
Ma volete mettere il gusto ed il colore di quelli freschi?
Poi a me rievocano l’infanzia, e momenti di condivisione in famiglia.
Mia mamma che mi chiedeva di aiutarla a sbucciare i piselli, e a me piaceva un sacco.
Dentro a questa torta, ci sono i porri, le carote, i piselli, e tanti cari ricordi.
Ve ne avevo accennato sabato (qui) della mia scorribanda nei campi…
Era qualche giorno che lo volevo fare, anzi temevo fosse pure tardi, ormai.
Già da una settimana, dalla finestra di casa, vedevo gruppetti di donnine chinate con borse belle piene che si dedicavano alla raccolta, invece.
Invece ce n’erano ancora tantissime.
Sto parlando delle piante alimurgiche, o meglio conosciute come erbe spontanee.
L’utilizzo alimentare delle piante spontanee è stato definito infatti fitoalimurgia, dal greco phytón, ovvero pianta e dal latino alimenta urgentia, cioè alimentazione in caso di necessità, urgenza alimentare.
A me piacciono molto e trovo che sia molto importante preservare la conoscenza di queste erbe spontanee ed il loro utilizzo in cucina.
Un tempo era normale utilizzare queste erbe, anzi erano una componente essenziale ed insostituibile per il sostentamento delle popolazioni, soprattutto per quelle rurali.
Purtroppo la loro conoscenza è legata ad antichi saperi, che venivano tramandati dagli anziani e che si rischiano di perdere in questo mondo ormai davvero troppo globalizzato, secondo me.
Io, purtroppo, non ne conosco molte, solo alcune, quelle che mi ha insegnato a riconoscere mia mamma, forse le più comuni.
Ogni anno mi ripropongo di frequentare un corso sul tema, quest’anno l’avevo pure trovato, ma purtroppo si svolgeva un po’ troppo distante da casa mia…un vero peccato.
Anche perché saper riconoscere le specie non è cosa da poco, è assolutamente sconsigliato improvvisare, esattamente come per i funghi.
Raccogliere la pianta sbagliata può creare seri problemi, potrebbe essere tossica. Inoltre è importante raccoglierle in luoghi possibilmente lontani da aree trafficate o in campi coltivati dove si conoscono le operazioni che vengono effettuate.
Il Papaver rhoeas L. il cui nome comune è Rosolaccio, in Veneto viene chiamato Rosoe o Rosoline.
E’ un infestante dei cereali, ed è una pianta diffusa in tutta Italia.
A fine inverno e primavera si possono facilmente trovare le rosette basali che sono belle croccanti.
Qui in Veneto normalmente viene utilizzata cotta, da sola o mescolata ad altre erbe, e si utilizza per la preparazione di torte salate, risotti, minestre o semplicemente come contorno.
Vi lascio un passaggio che ho trovato in rete e che mi piace molto.
“Chi conosce le erbe spontanee le considera una risorsa perché arricchiscono la tavola di “nuovi sapori” da riscoprire. Queste piante danno al palato sensazioni rustiche e arcaiche dimenticate dalla selezione operata dall’uomo che ha privilegiato altri aspetti (la resa, il gusto standardizzato, le qualità estrinseche, ecc.) appiattendo e omologando le caratteristiche organolettiche dei cibi, creando una sorta di “addomesticamento dei gusti.
La natura ci mette a disposizione queste verdure nei campi, sul ciglio delle strade di campagna, nei boschi e negli incolti, in gran quantità nella bella stagione, ma anche durante i mesi invernali. Un tempo presenza abituale sulle tavole, sono oggi meno diffuse ed è un peccato visto che le erbe spontanee, oltre a essere buone, sono spesso ricche di sostanze nutraceutiche.”
Con parte del raccolto ho fatto la più classica delle preparazioni, vuoi perché siamo prossimi a Pasqua, vuoi perché ci stanno davvero bene, eccole qui dentro ad una torta salata, una simil-torta Pasqualina!
Se rustico è l’interno, rustico è anche il guscio perché adoro la brisée integrale!
Oggi qui splendeva un bel sole, ed anch’io finalmente mi sentivo meglio questa mattina.
Bimbetta sta migliorando e spero davvero che per le feste di Natale staremo tutti bene.
Riflettevo oggi.
Su qualcosa che ho letto, un’intervista fatta a Eduardo Punset in merito al suo libro ‘Viaggio nell’ottimismo’.
Avvocato, economista, giornalista ed ex ministro spagnolo.
La giornalista lo ha definito lo scienziato della felicità.
Non è facile parlare di ottimismo di questi tempi, soprattutto per uno che ha fatto il ministro in un paese che è il secondo più indebitato al mondo, dopo gli USA.
In poche parole il pensiero di Punset si può riassumere così: dare spazio alle emozioni, imparare (fin da piccoli, cosa che la scuola non insegna più) a gestire le emozioni negative ed a sfruttare quelle positive, come l’empatia.
Lasciare che il pagliaccio conviva con il saggio che è in noi, secondo lui molte imprese si sono ritrovate in bancarotta perché i loro dirigenti non sapevano sorridere.
Fidarsi dell’intuito, perché vari esperimenti hanno dimostrato che il pensiero razionale ha un peso marginale e che i neuroni decidono dieci secondi prima di noi.
Lavorare in squadra, in modo collaborativo, perché lavorare sempre in competizione con gli altri non porta da nessuna parte. Chi fa parte di un branco ha più probabilità di essere felice ed ottimista.
Prendere una pausa dal lavoro a quarant’anni, fermarsi, magari andare all’estero, approfondire le proprie conoscenze, fare formazione, occuparsi dell’educazione dei figli. Considerate le nuove aspettative di vita del genere umano, suggerisce un nuovo modello lavorativo, che magari sposta l’età della pensione più avanti, ma consente di prendersi una pausa di 3-4 anni per fare le cose di cui sopra.
Teoria, di difficile applicazione pratica. Secondo me può essere uno spunto di riflessione.
Io ho fatto un rapido ‘Ce l’ho, mi manca’…
Alle emozioni do ampio spazio, non mi faccio mancare niente, anche se onestamente non sempre gestisco al meglio le energie negative.
Il pagliaccio che è in me convive, anzi forse sovrasta il saggio, ma pazienza…
Fidarsi dell’intuito? I miei neuroni decidono sempre prima di me, e quello che sto pensando l’ho già fatto e detto.
Far parte di un branco e lavorare in squadra? Mai stata un’individualista, mai aspirato a dirigere gli altri, ho sempre preferito il lavoro di squadra.
Sul prendersi una pausa lavorativa a quarant’anni, beh.
Un po’ mi ci sono trovata e un po’ l’ho scelto, comunque sono io.
Cosa vi devo dire, sono forse condannata all’ottimismo?
Bando alle teorie e passiamo alla ricetta.
Torta salata con il cavolo romanesco e la salsiccia.
Ho scritto buona tra parentesi, perché tra quelle comperate in certi super e quelle preparate con un certo criterio e con prodotti di qualità, ne passa un bel po’ di differenza.
Io ho uno spacciatore di salumi ed altre leccornie e la salsiccia che ho usato arriva da lui.
Insomma, se non ce l’avete già, trovatevi un buon spacciatore gastronomico!
Secondo me è meglio acquistare poco e bene che riempire il carrello di prodotti di scarsa qualità.