Metti che la domenica mattina due amiche ( Loredana e Monica), ti propongono di andare ad un mercatino vintage in una bella villa veneta nei pressi di Treviso.
Metti che all’arrivo, trovi una bellissima location, e tra gli espositori, non solo abiti, accessori ed oggettistica, ma anche prodotti locali BIO…allora gli occhi diventano a cuoricino ed esce immediatamente la necessità di fotografare e di parlarne!
Questo post non era previsto, ma chi mi conosce sa che amo il biologico e sono felice di poter parlare di realtà locali con questa filosofia.
Insomma mi piace la passione per l’agricoltura e per il biologico e questi produttori meritano assolutamente una presentazione.
b73è un’azienda di Vascon di Carbonera, in provincia di Treviso, che produce salse, confetture, mostarde e liquori biologici, la descrizione dei prodotti qui.
Il Sig. Antonio è stato disponibile e gentilissimo nel spiegarmi la filosofia dell’Azienda e nel descrivermi i suoi prodotti, vi confesso che nel visitare il suo sito sono rimasta affascinata dalle parole che con le quali la descrive, quindi lascio spazio a lui, facendo un semplice copia e incolla…
“b73 nasce da un’idea a lungo sognata, da anni di passione per il mondo biologico, dalla buona agricoltura,
dalla storia del territorio Italiano e Veneto, dalla ricerca della frutta e della verdura sana e della buona cucina.
Anni fa, con molti preziosi consigli ed aiuti e con mille difficoltà, ho cominciato a creare salse, confetture e mostarde nella tenuta di famiglia ed ora nel mio laboratorio agroalimentare, offrendo al cliente una sensazione di riscoperta dei valori e dei sapori del territorio e di ciò che di buono (nel vero senso della parola) questo ha da offrire.
Storia, cibo e civiltà da sempre sono al centro di un percorso di crescita culturale che mi ha portato a proporre oggi una gamma di perle preziose, fatte di gusti e profumi antichi, a riscoprire sensazioni che svegliano il palato con fiumi di ricordi fanciulleschi ma allo stesso tempo trovano la modernità di proporsi in veste rinnovata ed intrigante. In una parola… b73.”
Si estende su circa 10 ettari coltivati per metà a frutteto e per l’altra metà ad ortaggi, cereali e colture foraggere polifite.
L’azienda è controllata e certificata da ICEA, Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale; produce ortaggi, ed in particolare il Radicchio Rosso di Treviso Tardivo, pesche, nettarine e mele di cinque varietà dalle quali si ricava succo limpido di Royal Gala, Golden Delicious, Fuji, Imperatore, Granny Smith.
Nell’agosto 2012 la rivista Gambero Rosso ha riconosciuto il succo limpido di mela ZOLLA 14 come il migliore tra quelli prodotti nel territorio nazionale.
E dopo una settimana di bisboccia, rieccomi con una ricettina.
INSALATA TIEPIDA DI GRANO KHORASAN, POLPO, SEDANO E CAROTE
Ingredienti (per 4 persone)
1 polpo (io 800 gr e surgelato)
250 g grano khorasan
1 paio di coste di sedano
2 carote
1 spicchio aglio (facoltativo)
Olio EVO qb
Curcuma qb
Sale rosa dell’Himalaya
Pepe bianco
1 peperoncino
Prezzemolo qb
Preparazione
Lavate accuratamente il grano khorasan, e lasciatelo in ammollo per circa 8 ore.
Cuocetelo per circa 40-50 minuti a fuoco dolce.
Scolatelo bene, conditelo con poso olio, curcuma, sale e pepe e tenete da parte.
Eliminate occhi e becco del polpo, svuotate la testa e adagiate il polpo in una pentola capiente coperto di acqua fredda salata.
Unite anche delle verdure a piacere (io sedano ed un peperoncino calabrese) e mettete sul fuoco.
Fate raggiungere il punto di ebollizione e poi abbassate la fiamma, lasciando cuocere per altri 20 minuti a fuoco basso.
Una volta tolto dal fuoco lasciate raffreddare nell’acqua di cottura per almeno un’ora. Il polpo rimarrà morbidissimo e non si staccherà la pelle.
Tagliatelo a tocchetti, conditelo con olio EVO e unite lo spicchio d’aglio schiacciato, lasciatelo insaporire coperto.
Lavate bene le carote ed il sedano, tagliateli a fettine o a julienne, un po’ a vostro piacere.
Unite le verdure al grano khorasan ed al polpo a tocchetti ancora tiepidi, mescolate bene e unite il prezzemolo tritato ed a piacere anche le foglioline più interne e chiare del sedano.
Domani sera, giovedì 7 novembre, presso l’hotel ANTONY PALACE di Marcon, in provincia di Venezia, si terrà un evento culinario…ma non solo!
“THE EVENT” – LA SFIDA IN CUCINA
Sono previsti vari spettacoli, ma l’attrattiva principale della serata sarà la sfida culinaria che vedrà coinvolti i Cuochi Veneziani della catena Sogedin Hotels e Gardena Hotels, contro i Cuochi Milanesi del The Hub Hotel.
Gli invitati assaggeranno e voteranno le specialità preparate dalle due squadre.
Volete un’anteprima dei menu che prepareranno?
MENU SOGEDIN & GARDENA
LA CUCINA VENEZIANA
Sardoni ripieni fritti
Polpettine di tacchino
Baccalà mantecato su crema di fagioli
Salmone affumicato in casa con aceto
Cialde croccanti di formaggio
Scampi in saor
Piovra bollita con crema di sedano e olive taggiasche
Risotto di bevarasse e zucchine
Crackers fatti in casa
Crema catalana con lingue di gatto
Zaeti, biscotteria veneziana
MENU THE HUB
LA CUCINA MILANESE
Mini burger di manzo al pepe di Sechuan
Riso integrale al rabarbaro caramellato e coriandoli di verdure
Mini club sandwiches al pollo grigliato e avocado
Tartare di manzo alla senape antica e erba ostrica
Ricciola marinata agli agrumi e pesto siciliano
Baccalà in spuma di olio
Polpettine di gambero in tempura al nero
Risotto Carnaroli, mozzarella di bufala, acciughe e colatura di alici
Oggi niente ricette, solo un piccolo reportage del nostro week end al Lago di Garda, beh, piccolo…forse esagero sempre con le foto, ma i posti visti erano tutti troppo belli per farne poche, di foto. Quindi poche parole, e spazio alle immagini!
Una fortunata scoperta è stata l’agriturismo dove abbiamo pernottato.
La Casa del Mandorlo è un’accogliente struttura immersa tra vigneti e ulivi, che dispone di camere ed appartamenti.
Il posto ideale per rilassarsi e soggiornare con bambini.
Ad accoglierci la gentilezza e simpatia del Sig. Odoardo e della sua famiglia, i loro amici a quattro zampe, Spino, il cagnolino di casa, i tanti bellissimi gattoni (i veri padroni di casa) e gli asinelli Zara e Fauno.
Cosa non da poco, almeno per noi, qui sono benvenuti anche gli amici a quattro zampe, ed Eliot ha molto gradito!
Progetti? Gite fuori porta? Noi qualche progettino ce l’abbiamo, e speriamo che il sole ci sorrida!
Mentre vi scrivo, con un occhio guardo il PC, con l’altro X Factor, ma sto pensando anche a quello che devo fare dopo, preparativi etc etc.
Proprio per questo motivo vi parlo subito della ricetta.
L’anice stellato!
Una meraviglia della natura.
Il frutto di questo albero tropicale asiatico e sempreverde, ha la forma di una stella ad otto punte, dal colore bruno-rossastro.
Io lo adoro.
Mi piace il gusto, che ricorda la liquirizia, trovo bellissimi la sua forma, il suo colore.
Siccome mi sono resa conto che nel blog non avevo postato ancora nulla con l’anice stellato, e questo dolcino al cucchiaio era in attesa di essere postato, e panna cotta sia!
Si prepara davvero in duesecondidue, l’unica scocciatura è il tempo di riposo in frigorifero, quindi dovete prepararlo in anticipo.
La panna cotta, a me, piace super pannosa, e al cacao è una delizia.
Potete anche prepararla utilizzando la gelatina in fogli, il risultato è una panna cotta forse più bella, più lucida.
Siccome a me non va molto di mettere gli scarti del maiale dentro ai dolci, uso ormai soltanto l’agar agar, un prodotto vegetale, con il quale ottengo un ottimo risultato.
Le pere all’anice stellato, beh, provatele, sono profumatissime!
Appena ne scopro una che non conosco, non posso evitare di provarla.
Magari succede che non so bene subito cosa farci.
Mi informo, mi documento.
E poi parto con le mie prove.
Questa farina nasce dalla tradizione contadina pugliese, e dalla necessità della gente più povera, che un tempo si accontentava di raccogliere i chicchi di grano rimasti a terra nei campi che venivano incendiati dopo il raccolto.
Da questi chicchi ottenevano una farina dal colore scuro e dalle note affumicate con la quale venivano preparati piatti caratteristici.
Quando ho deciso di comperarla, ammetto che l’ho fatto più per il fascino della storia e delle tradizioni popolari che portava con sé.
Non ero molto convinta del prodotto e del risultato che avrei ottenuto.
Questo perché l’odore è molto intenso.
Odora di bruciato. E non poco.
La cosa buffa è che, mentre lavoravo l’impasto, mi veniva in mente l’argilla, e non qualcosa di commestibile.
Ma una volta cotta ho dovuto ricredermi, il gusto è meraviglioso.
Dopo la cottura rimangono leggeri sentori di affumicato, che ben si sposano con alcuni prodotti, e con salsiccia e broccolo, secondo me, è perfetta.
Può essere utilizzata per molte preparazioni, per pasta, pane, focacce, sia salati che dolci, ricordate però che va miscelata con farine che generano glutine, quali ad esempio farro, grano khorasan o grano duro, in una percentuale del 20-30% sul totale.
Non era previsto l’intervento della mia pre-adolescente in questa ricetta.
Tornata a casa da scuola, mi ha vista all’opera con il coltello sul piano di lavoro e mi ha detto “Mamma, so come si fa! L’ho visto fare a Masterchef!”…..”Ah beh, allora….se l’hai visto a Masterchef siamo a cavallo…”
Ebbene si, anche Masterchef insegna, la ragazza si è fatta quasi tutte le orecchiette e non erano poche.
Certo qualcuna ho dovuto sistemarla un pochino, ma per essere la sua prima volta, devo dire che è stata davvero brava!
Giudicate voi dal video, ho approfittato della sua presenza per un piccolo orecchietta-tutorial!
Correndo tra corso di pasticceria, pediatra (ché Serena ha pensato bene di non farsi mancare una bella influenza…), osteopata (ché io invece ho scoperto di avere una bel gomito del tennista causato o dai troppi albumi e panna montati a mano, o dai troppi termosifoni verniciati, ma è più probabile la seconda…) e gestione ordinaria di casa e famiglia, sono riuscita a cucinare qualcosina questa settimana.
Qualcosa di salato e degno di essere fotografato intendo.
Mi sembra giusto rendere onore a mio marito, che una sera ha pulito e preparato per la cottura ben due cassette di funghi chiodini (…sa bene che è una cosa che io detesto fare…a questo si aggiunge che la sera giungo a casa abbastanza stanca…).
Grazie a lui e all’abbattitore, in un paio d’ore sono riuscita a cucinare, abbattere di temperatura, insacchettare e surgelare due cassette di funghi chiodini!
Trovo comodissimo preparare tanti sacchettini pronti per essere rigenerati ed essere utilizzati per una pasta, un risotto o semplicemente come contorno.
Io li faccio cucinare in poco olio EVO e dell’aglio schiacciato che poi elimino, li conservo così, salati pochissimo, aggiungo il rimanente sale, pepe e prezzemolo al momento dell’utilizzo.
Sulla ricetta.
Sapete che il pane carasau mi piace parecchio, vero? Me lo avete visto usare già qui, qui e qui.
Lo trovo molto versatile in cucina, secondo me è davvero di aiuto quando si deve preparare un piatto in velocità, un’occhiatina a quello che avete da consumare nel frigorifero, una buona besciamella e via!
Questo lo trovo perfetto come piatto unico, ma anche come antipasto se preparato magari in piccole cocottine.
Spero di riuscire a postare qualche ricetta durante la settimana, ma non diciamo nulla, giusto per scaramanzia, ché poi succede qualche imprevisto…
Intanto vi auguro una buona domenica sera ed un buon inizio di settimana!
Questa torta è un po’ che gira in rete, ed è un po’ che me la sono segnata tra le ricette ‘da fare’ (cartella decisamente intasata).
La prima volta l’ho vista da lei, la mia amica Monica del blog L’Emporio 21, che nel suo post ne aveva presentate due versioni, con il suo modo assolutamente veloce, immediato ed efficace di descrivere e cucinare.
Poi anche da altre amiche blogger ed è stato così che alla fine non ho resistito e ho dovuto provare a farla.
Considerato il calo di melatonina in questo periodo, e la necessità di coccolarsi e ritrovare energie in queste giornate umide e senza sole, la mia scelta è ricaduta sulla versione al cioccolato….che ci volete fare?
Per me il cioccolato è una vera droga tutto l’anno, in questo periodo anche di più!
Confesso che non avevo in dispensa la vaniglia, finite sia le bacche che la polvere, ma…
MA c’era LEI!
La fava tonka.
Si, si, lo so che ve la sto proponendo di continuo, e ne avrete pure due scatole così di sentirla nominare, ma mi piace troppo.
Con il cioccolato poi è la morte sua, perfetta con questo profumo di vaniglia-mandorla, un aroma speciale ed inconfondibile.
Siccome molte di voi,in uno dei post precedenti, mi avete chiesto dove si può reperire, vi riporto un link utile.
A me è stata portata da Parigi, acquistata in questo negozio delizioso in Rue Tiquetonne 30, a Parigi, L’épicerie de Bruno, negozio fornitissimo che dispone anche di una vetrina online, e siccome Parigi non è esattamente dietro l’angolo, se volete andate a sbirciare nel sito.
Le amiche bloggalline, su FB, sono aggiornate quasi quotidianamente sul corso di pasticceria che sto frequentando…beh, sappiate che mi sto divertendo un sacco, è davvero bellissimo.
I nostri docenti, oltre che molto bravi e diversi tra loro, sono pure tanto simpatici…insomma mi sto divertendo, sto imparando un sacco di cose…e sto mangiando troppi dolci…per fortuna andiamo verso l’inverno e la prova costume è lontana.
Allora, so bene che è un sacco di tempo che non pubblico la ricetta di un secondo piatto.
Lo so, lo so, ne sono consapevole.
Non è una cosa studiata, succede semplicemente che in certi periodi cucino un sacco di dolci, a ciò si aggiunge che magari i primi piatti fatti erano favoriti dal fatto che a pranzo li posso fotografare con la luce del giorno e mi piace di più.
Le proteine io, di solito, le propongo a cena e non sempre c’è il tempo di impiattare bene, fotografare, etc…
Ma volevo rassicurarvi sul fatto che non sto nutrendo la mia famiglia a primi e dolci, insomma, tranquilli!
Siccome ho marmellatato parecchio e il tempo per pubblicare ricette sarà sempre meno nel prossimo periodo, oggi due confetture, sennò passa pure la stagione!
La prima, quella di mele e liquirizia, è un’idea rubata in vacanza.
A Rossano, in Calabria, è stato aperto anche un Museo della liquirizia, qui la liquirizia affonda le sue radici, nel vero senso della parola.
Mi è capitato di assaggiare una composta di mele e liquirizia che mi è piaciuta molto, tanto che ho voluto provare a farla a casa.
Quella assaggiata aveva sicuramente una dose di liquirizia più generosa, io non ho voluto eccedere anche perché altrimenti il sapore sarebbe stato troppo forte e le mie bambine non l’avrebbero mangiata.
Il risultato è ottimo, si abbina alla perfezione con le mele.
La radice di liquirizia ha tantissime proprietà benefiche, tra le quali migliorare i disturbi dell’apparato gastrointestinale, calmare la tosse, contrastare stress ed insonnia, ma è bene ricordare un effetto collaterale importante, aumenta la pressione arteriosa, quindi è sconsigliata ad esempio a chi soffre di ipertensione.
Pertanto nel dubbio, chiedete sempre al vostro medico.
La seconda è una composta di pere e zenzero.
Ma non mi sento di dirvi nulla.
Io sono fortemente di parte, perché adoro lo zenzero.
Provatela se vi va.
A me piace tantissimo anche con lo yogurt.
Poco sopra ho scritto che avrò meno tempo di seguire il blog nel prossimo periodo.
Questo perché ieri sono rientrata nelle cucine dell’alberghiero.
E’ da qualche giorno che ci penso.Ti arrivano mail, arrivano commenti.
E mi faccio delle domande.
Forse sono io che sono scema.
Forse potrei sfruttare meglio ‘sto cacchio di blog.
Ché sono anche senza lavoro e qualche soldino in più e mica ci fa schifo.
Forse potrei anch’io correre qua e là in cerca di follower.
Magari unirmi a gruppi di scambio commenti per aumentare le visite.
Accettare proposte di aziende un po’ così, discutibili, giusto per avere un po’ di cose gratis, tanto poi ci metto un link e chisseneimporta.
Si. Potrei.
Ma anche no.
Sia chiaro, non ce l’ho con le collaborazioni.
Quelle con aziende di un certo spessore le valuterei pure io, chiariamo.
Anche se, confesso che i blog pieni zeppi di pubblicità e link a destra e a manca un po’ di ansia me la mettono e me ne vengo via quasi subito, ché mi sembra vogliano impormi qualcosa.
Ma ognuno fa ciò che desidera a casa sua.
E, come in tutti gli ambiti, anche tra i blog, c’è spazio per tutti e piena libertà di espressione.
Io a casa mia ho scelto di essere semplicemente quello che sono nella vita.
E la mia vita mi piace pensarla come un bellissimo viaggio, che cerco di vivere con molta riconoscenza.
E che, secondo me, tutti, dovremmo vivere con una profonda etica e coerenza verso noi stessi e verso il prossimo.
Etica secondo me è rispetto, verso le persone e verso il mondo in cui viviamo.
Etica è amore verso l’altro.
Etica è non raccontare balle.
Etica è fare quello che fai con passione e coerenza.
Etica è fare le cose non esclusivamente per tornaconto, ma perché ci credi, perché hai dei valori.
Ecco, io senza etica e coerenza non potrei vivere.
Mi ci ha tirato su a pane, etica e rispetto il mio papà.
Ah! Poi ce n’è pure un’altra di parolina importante per me, CREDIBILITA’.
Riflettendo su queste cose, sono andata a cercare il post che ha scritto Chiara Maci circa un anno fa, per rileggerlo.
L’ho adorata in quel post.
Se non lo avete letto, vi invito a farlo, ne vale la pena, qui.
Eh, lo so, oggi sono un po’ rompipalle, portate pazienza…ogni tanto mi capita.