Qui in Veneto è tempo di erbe spontanee e altri preziosi germogli che arrivano a colorare ed arricchire i nostri piatti.
Per l’11° anno torna una importante Rassegna enogastronomica che, tra le altre delizie di stagione, celebra gli Asparagi ad Indicazione Geografica Protetta, per la precisione l’Asparago Bianco di Cimadolmo IGP e l’Asparago di Badoere IGP.
È infatti in queste terre, tra il fiume Sile ed il Piave, in terreni alluvionali fertili e ricchi di minerali, che da secoli si coltivano gli asparagi.
Imperdibili tre appuntamenti della Rassegna, la 50ª Mostra dell’Asparago di Badoere IGP, la 42ª Festa dell’Asparago Bianco di Cimadolmo IGP (entrambe fino al 7 Maggio 2017) e la 15ª Mostra dell’Asparago IGP e delle Erbe Spontanee a Preganziol (TV) il 6 e 7 Maggio.
Numerosi saranno gli asparagicoltori presenti e tantissimi gli appuntamenti in programma, laboratori, artisti di strada, stand gastronomici, tutto all’insegna della tradizione e del folklore locali e della buona cucina.
Nei prossimi giorni andrò alla scoperta delle terre dove si coltiva l’Asparago Bianco di Cimadolmo IGP insieme ad un gruppo di blogger e instragrammer.
Io mi diverto molto in cucina e, nello specifico, tantissimo nel produrre polpette!
Chi non ama le polpette?
Una preparazione così versatile da poterla declinare in ogni modo, utilizzando ogni tipo di prodotto, verdure, carne, pesce, cereali, legumi.
Permette di recuperare avanzi e non buttare nulla, ché è sacrilegio!
Queste polpette di merluzzo e zucchine hanno fatto felici tutti qui a casa!
La salsa allo yogurt è assolutamente perfetta per accompagnare le polpettine appena fritte e ancora fumanti.
Le patate con la buccia poi, semplicissime da preparare e buonissime, finiscono in un attimo!
Ricettina?
POLPETTE DI MERLUZZO E ZUCCHINE CON SALSA ALLO YOGURT E PATATE CON BUCCIA
Ingredienti:
Per le polpette
600 g merluzzo (cuore o filetto)
2 patate medie (lessate o cotte al vapore)
1 zucchina
3 uova (io biologiche)
1/2 spicchio d’aglio
prezzemolo qb
sale qb
pepe qb
2 cucchiai Grana Padano grattugiato
pane grattugiato qb
olio per friggere (io di arachidi)
Per le patate con la buccia
patate con la buccia sottile
fior di sale
rosmarino
olio extra vergine di oliva
1 spicchio d’aglio
Per la salsa allo yogurt
400 ml yogurt intero naturale
1 limone non trattato
menta fresca qb (o prezzemolo a seconda dei vostri gusti)
olio extra vergine di oliva qb
sale qb
pepe qb
Preparazione polpette
Tritate nel cutter la zucchina, unite le patate, il merluzzo, lo spicchio d’aglio privato dell’anima, il Grana Padano e un uovo. Regolate di sale e pepe.
Alla fine unite anche il prezzemolo fresco tritato e mescolate bene.
Iniziate a formare le polpette con le mani umide, passatele prima nelle uova sbattute e poi nel pane grattugiato. Se desiderate una crosticina più croccante fate una doppia panatura, passando nuovamente nell’uovo e poi nel pangrattato.
Fate riposare le polpette per una mezz’ora in frigorifero.
Scaldate abbondante olio in una padella capiente e verificate la giusta temperatura, immergete uno stecchino, se si formeranno delle bollicine tutto attorno al temperatura è raggiunta.
Friggete poche polpette per volta, facendole dorare su tutti i lati, fino a quando avranno raggiunto la giusta doratura e un bel colore nocciola.
Scolatele dall’olio in eccesso ponendole su un foglio di carta assorbente.
Preparazione patate con la buccia.
Accendete il forno a 180°.
Lavate accuratamente le patate, utilizzando anche una spazzolino al bisogno per eliminare tutte le impurità.
Tagliatele in grossi spicchi e disponetele su una teglia rivestita di carta forno, distribuite l’aglio privato dell’anima a fettine (o tritato), il rosmarino, il sale e cospargete con un filo d’olio extra vergine di oliva.
Cuocete in forno ben caldo per circa 30 minuti, comunque fino a quando avranno una bella doratura.
Preparazione salsa allo yogurt
Unite allo yogurt la buccia del limone non trattato (precedentemente lavato accuratamente), il succo di metà limone, la menta spezzettata, poco olio, regolate di sale e pepe e mescolate bene.
NOTE:
La salsa allo yogurt si può preparare anche con altre aromatiche, erba cipollina o prezzemolo ad esempio. Si può accompagnare a diversi tipi di polpette, se preparata con la menta ad esempio si accompagna benissimo con le polpette di melanzane o di ceci.
Un primo piatto tradizionale e semplice arricchito dal sapore particolare del ‘Fiore rosso d’inverno’
In generale, la pasta ripiena conta innumerevoli declinazioni e varietà, ogni Regione e addirittura provincia possiede la sua tradizione ed un proprio tipo di pasta ripiena.
Basti pensare al tortellino conteso da Bologna e Mantova, agli anolini nel Parmense, gli agnolotti Piemontesi, i pansoti Liguri, i cialzons in Carnia, i tortelli in Emilia e Lombardia, i ravaioli nelle Marche, ai culurgiones della Sardegna. Diversi nella forma, nella tecnica di preparazione e nel ripieno, questi sono solo alcuni tipi di pasta ripiena della tradizione gastronomica regionale italiana.
Difficile stabilire le origini della pasta ripiena. Le prime tracce sembra risalgano al 1100, ma è soltanto intorno al 1300 che compare a Bologna una preparazione simile a quella che conosciamo oggi, ovvero un involucro di pasta, tirata sottile, ad avvolgere un ripieno.
Il nome ‘raviolo’ potrebbe derivare dal latino ‘rabiola’ (piccola rapa) e non è chiaro se si trattasse effettivamente di pasta ripiena o di una sorta di gnocchetti nel cui impasto venivano utilizzati ricotta e foglie di rapa.
In ogni caso, quando parliamo di ravioli, sembra essere opinione consolidata, che il ripieno debba essere di magro, formaggi e verdure.
Come quelli che vi propongo, per il cui ripieno ho utilizzato ricotta e patate, un raviolo delicato che ben si sposa con un condimento saporito e particolare preparato utilizzando il radicchio di Treviso tardivo ed il Pastin.
Qui a Treviso viene chiamato ‘fiore rosso d’inverno’.
E’ il radicchio rosso di Treviso tardivo IGP, una raffinatezza gastronomica, l’unica cicoria che non arriva in tavola direttamente dalla terra, ma che deve subire un trattamento laborioso, abilmente ‘forzato’ e al tempo stesso naturale.
Leggermente amarognolo, squisito e croccante, si raccoglie a novembre, generalmente dopo due gelate.
Il freddo ne blocca la crescita e grazie al successivo ‘imbianchimento’, ovvero l’immersione delle radici in acqua corrente ad una temperatura costante tra i 10 e i 12 gradi ed al buio, la pianta si risveglia e si rigenera, sviluppando un nuovo ‘cuore’ di foglie che, in assenza di luce, crescono prive di clorofilla, con il tipico colore rossastro.
Il radicchio rosso di Treviso tardivo IGP non è una semplice insalata da contorno, trova innumerevoli utilizzi in cucina, addirittura nei dolci.
Nel condimento di questi ravioli, al radicchio ho abbinato il Pastin, una specie di grossa salsiccia preparata con carne di maiale, speziata e salata, preparazione antica e tipica del Bellunese, nel caso vi sia impossibile reperirlo, potete sostituirlo con una salsiccia di buona qualità.
Oggi vi propongo la mia ricetta, pubblicata nel mese di agosto su Territori Coop.
Adoro pesce molluschi e crostacei, in particolar modo i calamari.
Mi piace presentarli in modo diverso ed abbinarli ai prodotti che la stagione offre, in questo caso dei datterino profumatissimi.
Un secondo piatto molto estivo, leggero e profumato e, a mio avviso, davvero irresistibile.
Da dove iniziamo? Dai calamari?
Fanno parte della famiglia dei molluschi cefalopodi (dal greco kephale e podos , ovvero testa con piedi), trovano ampio utilizzo nelle ricette di mare, sono molto versatili e si prestano a diversi tipi di preparazione.
I calamari qualche volta vengono confusi con i totani, la principale differenza tra loro sta nelle pinne, che nel calamaro coprono circa metà della lunghezza della sacca, mentre nel totano sono inserite nell’estremità inferiore.
Il calamaro ha carni di colore bianco rosato, con una pelle rosso violacea (dev’essere di questo colore se volete un prodotto fresco), due larghe pinne lungo il corpo e 10 tentacoli, di cui due più lunghi. La loro carne è delicata, magra e gustosa, ricca di sali minerali quali sodio, potassio, fosforo e magnesio, una discreta dose di proteine e pochi grassi, è ottima cotta al forno ed in umido, ma anche fritta e alla piastra.
Grazie al loro corpo conico, si prestano in modo particolare ad essere farciti, in questo caso sarà necessario procurarsi dei calamari medio/grandi, vi sarà più semplice riempirli. Dalla Spagna alla Grecia, ma ovviamente anche in Italia, i calamari ripieni sono un vero classico della cucina di mare, ne troviamo innumerevoli versioni e ricette.
Che siano cotti al forno, in tegame, con il pomodoro o in bianco mettono sempre tutti d’accordo.
Ogni Paese, Regione, ha le sue ricette e modo di prepararli, ed anche più di uno. A me piacciono tantissimo anche ‘in umido’ ed un po’ piccanti, come li ho mangiati in Spagna diversi anni fa, presentati in un tegame di coccio super mega bollente e accompagnati da tante fette di pane abbrustolito!
Nella ricetta che vi propongo, accompagnati con i datterino confit, vanno cotti rigorosamente in bianco e con un ripieno sapido, aromatico ma molto semplice.
Sapete da cosa deriva la parola confit? Dal francese confire, candire, conservare.
Si tratta di una tecnica di conservazione abbastanza antica, che ha le sue origini nel Medioevo, in Francia. Una cottura a bassa temperatura, inizialmente utilizzata per conservare la carne principalmente di anatra e di oca, carni che diversamente si sarebbero rovinate in brevissimo tempo.
Il principio di questo metodo è quello di eliminare il più possibile l’acqua contenuta nel prodotto, causa principale del deterioramento degli alimenti. Alla cottura a bassa temperatura venivano abbinati o zucchero o aceto o grassi animali, che aiutavano nel preservare gli alimenti.
Solo successivamente questo metodo è stato utilizzato anche per verdure ed ortaggi, con risultati peraltro ottimi, perché questo tipo di cottura esalta molto il sapore naturale, mantenendo intatta la struttura dell’ingrediente.
Potete utilizzare i pomodori che preferite, normalmente vengono utilizzati i pomodori ciliegino, molto buoni, io ve la propongo con i datterino, leggermente più dolci, ai quali in cottura, oltre allo zucchero ed agli aromi, aggiungo anche la buccia del limone che crea un piacevolissimo contrasto.
Vi consiglio di prepararne una dose abbondante dato che è necessario tenere acceso il forno per svariate ore, per questo motivo ho indicato ingredienti per 1 kg di pomodori, una volta cotti e raffreddati potrete tranquillamente conservarli in frigorifero per alcuni giorni.
Sono perfetti da soli come antipasto, su una fetta di pane abbrustolito, ma anche come condimento della pasta o del riso (sia caldi che freddi), su pizze e focacce e, ovviamente, per accompagnare secondi di carne o di pesce.
Insomma, io li considero un goloso passe-partout!
CALAMARI RIPIENI CON POMODORI DATTERINO CONFIT
Ingredienti
Calamari ripieni
8 calamari medio/grandi
2 uova biologiche
Pane grattugiato qb
2 spicchi d’aglio
4-5 cucchiai di Grana Padano grattugiato
3-4 acciughe
Prezzemolo fresco qb
Basilico fresco qb
2-3 pomodori secchi
1 peperoncino
Olio evo qb
Sale integrale qb
Pepe bianco qb
Vino bianco secco qb (per sfumare)
Pomodori datterino confit
1 kg pomodorini datterino (o ciliegino)
3 cucchiai di zucchero
3 spicchi d’aglio
2 limoni biologici (buccia)
Timo fresco qb (meglio se limonato)
Sale qb
Pepe bianco qb
Olio evo qb
Preparazione
Per i pomodori datterino confit
Lavate ed asciugate accuratamente i pomodori datterino (o ciliegino). Tagliateli a metà nel senso della lunghezza e disponeteli su una teglia rivestita di carta forno (per 1 kg di pomodori ve ne servirà più di una), uno accanto all’altro e con la parte tagliata rivolta verso l’alto.
Tritate finemente l’aglio (privato dell’anima), grattugiate la buccia del limone e lavate le foglioline di timo sotto l’acqua corrente.
Cospargete i pomodorini con lo zucchero in modo uniforme, poi anche con l’aglio tritato e la buccia del limone. Distribuite sopra le foglioline di timo, salate e pepate e cospargete con un filo d’olio evo, quindi infornate a 100° per circa 3 ore (è anche possibile ridurre il tempo di cottura a un’ora e mezza/due aumentando la temperatura a 130-140°, ma il risultato è migliore con la temperatura a 100°).
Per i calamari ripieni
Pulite i calamari, staccate i tentacoli dalle sacche, eliminate la bocca, gli occhi, la pelle che riveste le sacche, la cartilagine interna e le interiora, quindi lavateli bene sotto l’acqua corrente.
Tagliate i tentacoli in piccoli pezzetti.
Fate rosolare uno spicchio d’aglio tritato con un filo d’olio evo in una padella dal fondo spesso, unite le acciughe spezzettate ed i trito di tentacoli, lasciate saltare alcuni minuti.
Versate il composto in una ciotola ed unite le uova, basilico e prezzemolo lavati e tritati ed il Grana Padano grattugiato.
Mescolate bene, regolate di sale e pepe ed unite anche il pane grattugiato, tanto quanto ve ne chiederà il composto, dovrà rimanere abbastanza morbido.
Aiutandovi con un cucchiaino, riempite le sacche dei calamari con il composto preparato, chiudetele con uno stecchino. Fate attenzione a non riempirli troppo, in cottura le sacche si ritireranno leggermente e potrebbe fuoriuscire il ripieno.
Tritate i pomodori secchi insieme al peperoncino.
Fate rosolare i calamari in una padella dal fondo spesso (anche la stessa usata precedentemente per cuocere i tentacoli) con olio, lo spicchio d’aglio schiacciato e il trito di pomodori secchi e peperoncino, salate.
Una volta rosolati bene su tutti i lati, sfumate con poco vino bianco, fate evaporare e, se necessario, unite poca acqua e fate cuocere a fiamma vivace per 15-20 minuti, comunque fino a quando saranno ben rosolati.
Eliminate gli stecchini e servite interi o affettati insieme ai pomodorini confit.
Il tempo è tirannissimo ultimamente e riesco a pubblicare molto poco purtroppo.
Devo ancora riuscire a sistemare le foto della recente vacanza e farle diventare un post…
Oggi una ricettina che potete trovare anche sul sito di Territori Coop.
Loro cliente da anni, sono onorata di essere ospitata con alcune ricette nel sito aziendale.
Degli gnocchi di patate con il mare dentro!
Buona lettura e a presto!!
Un primo piatto estivo, semplice e al tempo stesso ricco che potete servire anche come piatto unico.
Se pronunciamo la parola gnocchi si apre davvero un mondo.
Gli gnocchi sono una preparazione molto diffusa e sicuramente antichissima. Per forma ed ingredienti possono essere preparati nei modi più diversi.
Spesso legati alla tradizione locale o regionale, ne troviamo di tantissimi tipi e fatti con le farine più diverse, ma anche con verdure ed ortaggi, pane raffermo e latticini, basti pensare agli gnocchi alla romana, preparati con il semolino, quelli di melanzane, oppure con il pane, i canederli o knödel, tipici della tradizione regionale dell’Alto Adige e del Trentino.
Gli gnocchi sono generalmente ‘piccoli pezzetti’ di impasto che vengono fatti bollire in acqua o brodo e successivamente conditi con le salse più differenti.
Per trovare gli gnocchi di patate nella cucina italiana è necessario risalire alla scoperta dell’America, all’ importazione e successiva coltivazione delle patate nel continente Europeo.
Solitamente vengono preparati con salsa di pomodoro, a volte anche gratinati in forno, come ad esempio gli gnocchi alla sorrentina tipici della cucina napoletana, ma in questa ricetta, siccome a me piacciono molto anche in bianco e con condimenti a base di pesce, molluschi o crostacei, li ho accompagnati a vongole e zucchine.
Sono davvero semplicissimi ed anche veloci da preparare.
Una volta pronti gli gnocchi e spurgate le vongole vi serviranno davvero pochi minuti per farle aprire in padella e preparare questo gustosissimo condimento.
Non dimentichiamo che le vongole contengono una buona quantità di proteine, sali minerali e vitamine. Sono inoltre molto ricche di ferro, elemento essenziale per il transito dell’ossigeno a tutte le cellule del nostro organismo.
Le zucchine, regine tra le verdure di questa stagione, sono ricche di vitamine e sali minerali, indispensabili per l’efficienza del nostro sistema nervoso, inoltre la presenza in grande quantità di potassio le rende un alimento molto importante per contrastare fatica e spossatezza tipici della stagione calda ed umida. La parte più preziosa della zucchina è la buccia, lo sapevate? E’ la parte più curativa, ricca di acido folico e carotenoidi, quindi non buttatela! Lavatela bene, magari spazzolandola leggermente, e consumatela anche cruda grattugiata o tagliata a listarelle nelle insalate.
Le zucchine a mio avviso si sposano molto bene con le vongole e danno anche la giusta nota di colore e sapore, rendendo questi gnocchi un piatto unico davvero gustoso, oltre che salutare e tutto sommato di facile esecuzione.
GNOCCHI DI PATATE ALLE VONGOLE E ZUCCHINE
Ingredienti (per 4 persone)
Per gli gnocchi
1 kg di patate (stagionate e a pasta bianca)*
300 g circa di farina macinata a pietra di tipo 1 (o farina 00, quantità a bisogno)
1 uovo medio biologico
Sale qb
Per il condimento
1 ½ kg vongole veraci
2 spicchi d’aglio
Olio EVO qb
Vino bianco secco qb
Pepe qb
Prezzemolo fresco qb
2 zucchine
Preparazione
Per gli gnocchi
Lessate le patate con la buccia (immergendole nell’acqua ancora fredda), il tempo di cottura dipende dalla dimensione delle patate, circa 15-20 minuti per patate di media dimensione. Verificate la cottura infilzandone una con i rebbi di una forchetta.
Scolatele e fatele raffreddare, ancora tiepide sbucciatele e schiacciatele con lo schiacciapatate.
Formate un foro al centro e versate l’uovo, sale qb e poca farina, iniziate a lavorare e aggiungete poca farina per volta fino a quando l’impasto ne richiede.
L’impasto sarà perfetto quando non si appiccicherà più alle mani ed avrete ottenuto un composto abbastanza liscio, elastico e comunque morbido.*
Prendete dei piccoli pezzi di impasto e, sul piano di lavoro infarinato, formate dei rotolini dello spessore di circa 1,5 cm. Con un coltello tagliate dei pezzetti di circa 2 cm e, facendo una leggera pressione, fateli rotolare sui rebbi di una forchetta, formando in questo modo un leggero incavo da un lato e delle piccole righe dall’altro.
Portate a bollore abbondante acqua salata in una pentola capiente, tuffate gli gnocchi e scolateli con una schiumarola quando vengono a galla.
Per il condimento
Prima della cottura, lavate bene le vongole sotto l’acqua corrente, eliminate quelle aperte o rotte (quindi morte) poi fatele spurgare immerse per qualche ora (circa 4 ore) in acqua salata ( 1 ½ cucchiaino di sale per ogni litro d’acqua, cambiando l’acqua almeno un paio di volte), in modo che depositino la sabbia trattenuta nelle valve.
Fate rosolare per qualche minuto gli spicchi d’aglio schiacciati in una padella capiente con l’olio EVO.
Una volta ben insaporito, eliminate l’aglio e versate le vongole, coprite e lasciatele cuocere finché saranno quasi tutte aperte (ci vorrà pochissimo, 1-2 minuti).
Aggiungete poco vino bianco e fate sfumare ancora un paio di minuti.
Non è necessario aggiungere sale perché nell’aprirsi le vongole rilasceranno un delizioso e sapido sughetto.
Alla fine unite il pepe ed il prezzemolo fresco tritato.
Sgusciate ¾ delle vongole e lasciate le altre integre, serviranno da decorazione.
Lavate le zucchine e ricavate delle piccole striscioline solo della parte verde esterna.
Filtrate il sughetto di cottura per eliminare eventuali impurità e rimettetelo sul fuoco in un padella capiente pulita.
Fatelo addensare leggermente, unite le zucchine tagliate a julienne, fatele cuocere brevemente, tolgete dal fuoco unite le vongole.
Versate nella padella gli gnocchi lessati e scolati bene, fate amalgamare il condimento scuotendo la padella e saltandoli leggermente, servite subito decorando con altro prezzemolo fresco e un filo d’olio evo.
NOTE:
*Per preparare gli gnocchi vi serviranno patate stagionate ed a pasta bianca, hanno molto più amido delle patate novelle.
*La dose di farina è indicativa, va aggiunta poco per volta, fino a quando l’impasto ne richiede. Da un impasto con troppa farina otterrete gnocchi troppo duri, da un impasto con poca farina otterrete gnocchi che tenderanno a disfarsi in cottura.
*La cottura degli gnocchi va fatta preferibilmente entro un’ora circa dalla loro preparazione, diversamente tenderanno a diventare molli.
Il tiramisù non è un dolce che ha bisogno di grandi presentazioni, abbastanza semplice da preparare e che accontenta praticamente tutti, ci avete fatto caso?
A me diverte molto scoprire la storia dei piatti, ed in particolar modo dei dolci, saperne qualcosa di più.
Sulla ricetta del tiramisù ci sono state numerose discussioni, diverse teorie, ed altrettante città (e rispettive Regioni) che ne hanno rivendicato la paternità. Le uniche fonti scritte però sembrano confermare però che il dolce sia stato creato intorno agli anni ’60, dal cuoco (con la passione per la Pasticceria) di un ristorante storico di Treviso, Le Beccherie. Ebbe una felice intuizione, unendo pochi e semplici ingredienti tra loro. Tra questi semplici ingredienti i biscotti Savoiardi.
Certo, c’è chi lo prepara con il Pan di Spagna, o con altri tipi di biscotti, ma la ricetta originale prevede l’utilizzo dei savoiardi, non ci sono dubbi.
L’origine dei biscotti savoiardi non è certa. Sembra nascano nel tardo Medioevo alla corte di Amedeo di Savoia. In occasione della visita del Re di Francia venne chiesto al pasticciere di corte di creare un dolce indimenticabile. Il nome ‘Savoiardi’ fu dato infatti come omaggio ai Savoia.
Questo poi è un piatto che, confesso, preparo anche in inverno con i piselli surgelati.
Non è la stessa cosa, ok…ma anche se non utilizzate i baccelli nella preparazione, viene buonissimo comunque.
Risi e bisi è una ricetta della tradizione veneta, se ne trovano diverse varianti soprattutto nelle zone di Venezia e Vicenza.
Tipico piatto primaverile ed estivo, proprio perché la ricetta originale prevede l’utilizzo dei piselli freschi e delle bucce. Non si butta nulla.
Tradizionalmente questo piatto veniva offerto al Doge il 25 Aprile, giorno della Festa di San Marco, ed è ancora diffuso nei territori anticamente dominati dalla Serenissima, Grecia, Turchia e Libano.
La cosa curiosa è che potrebbe anche essere un piatto di origine bizantina. La Serenissima aveva infatti intensi scambi commerciali con l’Oriente, dove il riso viene solitamente abbinato alle verdure.
Io di solito prediligo il Carnaroli per i risotti, in questa ricetta però, a metà strada tra la minestra ed il risotto, è consigliato l’utilizzo del Vialone nano, proprio per la sua caratteristica di assorbire bene il condimento.
Dovrete pertanto fare attenzione alla preparazione, portando il riso a fine cottura alla giusta consistenza, né troppo asciutto, né troppo brodoso.
Ricettina?
RISI E BISI
Ingredienti
Dose per 4 persone
1 kg di piselli freschi (con i baccelli)
1 lt ca di brodo vegetale (carota sedano e cipolla)
1 cipolla dorata
350 g riso (preferibilmente Vialone nano)
40 g burro biologico
60 g pancetta in una sola fetta
prezzemolo fresco qb
50 g Grana Padano grattugiato
olio evo qb
sale qb
pepe bianco qb
Preparazione
Preparate un brodo vegetale con una carota, una costa di sedano e una cipolla.
Sgranate i piselli e metteteli da parte. Lavate bene i baccelli (bucce dei piselli) e lessatele per circa mezz’ora in acqua salata; scolateli, frullateli a passate la purea ottenuta al setaccio. Aggiungete questa purea al brodo vegetale che avete preparato (io ne metto solo una parte).
In una pentola dal fondo spesso fate rosolare la cipolla tritata con poco olio evo. Unite la pancetta tagliata a dadini, fate rosolare per qualche istante e poi unite il riso. Fatelo tostare bene, quindi aggiungete anche i piselli sgranati. Iniziate a bagnare con il brodo caldo, un mestolo alla volta.
Portate il riso a cottura, aggiungendo il brodo poco per volta, man mano che quello aggiunto in precedenza sarà ben assorbito. Toglietelo dal fuoco al dente e non asciutto, deve rimanere bello morbido.
Mantecate con il burro ed il Grana Padano, unite il prezzemolo fresco, una grattugiata di pepe e servite subito.
NOTE:
La ricetta originale prevede l’utilizzo di vino bianco secco per sfumare il riso. Io non amo molto il vino in questo risotto e non lo utilizzo.
Da precisare intanto che qui in Veneto, quando parliamo di baccalà, intendiamo lo stoccafisso, ovvero un merluzzo nordico e, precisamente, il Merluzzo Artico Norvegese che anzichè salato, viene seccato ai venti del Nord.
E’ interessante sapere che lo stoccafisso è un’importante voce delle esportazioni di diversi paesi, in particolare della Norvegia ma, soprattutto, che i due terzi delle suddette esportazioni sono verso l’Italia.
Ricette del baccalà alla vicentina ne troverete tantissime e leggermente diverse tra loro, se volete quella originale andate sul sito della Confraternita del Bacalà.
Il titolo del loro articolo incipit della ricetta a me fa morire dal ridere … ‘Una mummia commestibile? Il baccalà’.
Ecco,a mio avviso, rende davvero bene l’idea.
Un pesce legnoso, duro e stopposo, grazie a queste ricette tradizionali, viene tramutato in piatti meravigliosi.
Varianti insomma ne troverete tante.
C’è chi lo lascia in pezzi grossi e consiglia quindi di non romperlo, chi mette meno acciuga e cipolla, chi mette l’aglio e chi no, chi la farina non la mette, insomma di tutto e di più.
Su alcune cose però non si transige. Il pesce dev’essere di eccellente qualità (la Ragno delle Isole Lofoten è considerata la qualità migliore), così come l’olio, di cui il piatto abbonda.
Infine, per quanto riguarda la preparazione, durante la cottura il pesce non si deve muovere né rimestare.
Io vi propongo la ricetta che fa da sempre mia mamma.
Nella ricetta originale la cottura dovrebbe essere sul fuoco, lenta e molto lunga, intorno alle 4 ore.
Per praticità mia mamma lo cuoce al forno e, con il suo sistema (pratico, veloce ed economico), secondo me viene perfetto.
Morbido, ma con una crosticina spettacolare in superficie.
BACCALA’ ALLA VICENTINA
Ingredienti
Dose per 6 persone
600 g di stoccafisso secco
250 g di cipolle bianche
4-5 acciughe
5 dl ca di latte
40 g Grana Padano grattugiato
farina qb
prezzemolo fresco tritato qb
olio evo qb (ca 200- 250 ml)
sale qb
pepe qb
Preparazione
Ammollate lo stoccafisso in acqua per 48 ore, cambiando l’acqua frequentemente (ca ogni 4 ore). Eliminate la pelle e le spine, quindi tagliate la polpa del baccalà a pezzetti.
Tritate le cipolle. Scaldate poco olio in una padella antiaderente e fate sciogliere le acciughe, unite le cipolle tritate e lasciate cuocere per una decina di minuti. A cottura ultimata, a fuoco spento, unite anche il prezzemolo tritato.
Infarinate leggermente i pezzi di baccalà (che devono essere belli asciutti), avendo cura di eliminare la farina in eccesso. In una pirofila fate uno strato con qualche cucchiaiata di soffritto, quindi disponete sopra tutti i pezzi di baccalà infarinato. Versate sopra le cipolle, l’olio EVO, quindi anche il latte (deve coprire tutto a filo), il Grana Padano grattugiato, salate e pepate.
Infornate la pirofila a 170° C per un’ora coperta con un foglio di alluminio. passato il tempo, togliete l’alluminio e continuate la cottura per altri 20-30 minuti. Dovrà asciugare e fare una bella crosticina sopra.
E’ consigliabile farlo riposare una notte prima di servirlo.
Servitelo caldo, accompagnato con della polenta a fette passata sulla griglia.
Il baccalà alla vicentina nella versione di mamma Anna.