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Marocco on the road: da Fez a Merzouga

 

” Il viaggio non soltanto allarga la mente:

le dà forma.”

Bruce Chatwin

 

Un viaggio itinerante di 12 giorni in un paese meraviglioso, il Marocco, un on the road mai noioso ed affascinante, tra città imperiali, montagne, oasi e deserto. 

Il viaggio è iniziato a Fès, che io ho raggiunto con un comodissimo volo Ryanair da Treviso, lì mi attendevano mio fratello e mia cognata, i miei compagni di viaggio, arrivati a bordo di Pedro (un Nissan Patrol super attrezzato) via traghetto dal Sud della Spagna.

Tantissimi i chilometri percorsi a bordo di Pedro, da Fès verso il deserto, attraversandolo dall’Erg Chebbi all’Erg Chigaga accompagnati da una guida berbera lungo il confine con l’Algeria, per poi risalire, attraversando nuovamente l’Atlas, tra gole, montagne, kasbah meravigliose, oasi, e arrivare infine a Marrakech.

Ho incontrato una popolazione ospitale e accogliente, sicuramente più assillante nelle grandi città nel cercare di venderti qualcosa, ma immergersi nei souk e contrattare per l’acquisto fa parte della loro cultura e diventa parte del viaggio e di questa esperienza, pertanto non privatevi di queste esperienze, se non siete interessati a contrattare o acquistare qualcosa vi basterà un risoluto ‘La choukran’ (no, grazie!) per evitare ulteriori insistenze.

In generale Il Marocco non è un paese pericoloso, anche se ci sono alcune aree geografiche che è preferibile evitare, ad esempio le zone montuose del nord al confine con l’Algeria (sempre buona norma visitare il sito del Ministero degli Affari Esteri www.viaggiaresicuri.it) e le grandi città, come accade ovunque, hanno sempre delle zone meno raccomandabili.

Per quanto concerne i pernottamenti, a parte la prima notte a Fèz, e le tappe nel deserto organizzate insieme alla nostra guida, non abbiamo prenotato nulla in anticipo; abbiamo cercato gli alloggi giorno per giorno lungo il percorso. In base a dove ci trovavamo, all’orario e ai programmi della giornata facevamo una piccola ricerca sul web (Booking soprattutto) e poi visionavamo in loco gli alloggi, scegliendo quello che ci piaceva di più e contrattando anche un po’ il prezzo. Abbiamo quasi sempre preferito alloggi semplici e caratteristici, il costo è sempre stato decisamente contenuto.

 

 

INFORMAZIONI UTILI per l’organizzazione del viaggio

Temperatura: noi ci siamo stati ad inizio novembre e le temperature erano perfette, non troppo caldo, maglietta con maniche corte di giorno e felpa la sera. Sull’Atlas le temperature ovviamente cambiano per l’altitudine, così come nel deserto dove c’è una notevole escursione termica tra il giorno e la notte, quindi è utilissimo portare una giacca termica, un pile e un piumino leggero.

Moneta: Dirham Marocchino (1 Dirham equivale a 0,091 Euro). Tenete presente che le carte di credito non sono accettate ovunque quindi è necessario avere con sé del contante, vengono accettati anche Euro. Io ho trovato molto comodo (e sicuro) utilizzare una carta prepagata ricaricabile per prelevare direttamente la quantità di dirham di cui avevo bisogno, gli sportelli per il prelievo si trovano un po’ ovunque.

Fuso orario: la differenza oraria tra Marocco e Italia è di 1 ora (1 ora indietro rispetto all’Italia).

MEZZI DI TRASPORTO

AUTO: Se ci si sposta con mezzo proprio è necessaria un’assicurazione per poter circolare sul territorio, ed anche la compilazione di un modulo di ammissione temporanea; in alternativa è possibile noleggiare un veicolo, per guidare in Marocco è sufficiente la patente di guida italiana, oppure affidarsi a driver nel caso si preferisca rilassarsi e non guidare affatto.

Guidare in Marocco: la rete stradale del Marocco è generalmente abbastanza buona, fate molta attenzione a rispettare le regole, controllate i limiti di velocità, utilizzate sempre la cintura e non usate il cellulare mentre guidate. La Polizia stradale in Marocco è molto presente, il che per molti aspetti è un bene e dà sicurezza al turista. Potreste trovare la gendarmerie munita di autovelox anche in strade in mezzo al nulla, inoltre ci sono spesso posti di blocco nei pressi delle città e villaggi; fate attenzione ai cartelli che annunciano i posti di blocco, è sempre necessario rallentare o addirittura fermarsi attendendo un cenno degli agenti per procedere al controllo. Potreste anche incappare in qualche agente poco corretto che chiede una mazzetta senza che voi abbiate commesso alcuna infrazione, purtroppo a noi è accaduto all’uscita da Er Rachidia. Per lasciarci andare due agenti hanno chiesto 200 Dirham (equivalente di 19 € ca), avremmo anche potuto contestare la richiesta, ma c’era ovviamente il rischio di perdere molte ore e stravolgere il programma di quella giornata di vacanza quindi, anche se con un discreto fastidio, abbiamo preferito consegnare il denaro e andarcene.

TRENO: se considerate anche i mezzi pubblici, un’ottima alternativa è il treno. Il Marocco possiede la seconda rete ferroviaria più grande dell’intero continente Africano. (L’ONCF – Office National des Chemins de Fer  ); al termine del viaggio, lasciati i miei compagni a Marrakech, io ho raggiunto Fès con il treno, prenotando direttamente il biglietto online. Un viaggio un po’ lungo ma abbastanza piacevole, durante le 6 ore abbondanti si percorre la costa, passando per Casablanca, Rabat, per poi deviare verso l’interno, Meknes e infine Fès.

BUS: altra possibilità per spostarsi è il pullman; le due principali compagnie sono Supratours , la compagnia ufficiale di ‘estensione’ della rete ferroviaria nazionale (dove non arriva il treno in sostanza arrivano i pullman), e  CTM, la Compagnia di trasporto del Marocco.

TAXI: In Marocco i taxi non sono tutti uguali, ci sono i petit taxi e i grand taxi. I petit taxi sono quelli ‘urbani’ servono per spostarsi all’interno di una città. Normalmente lavorano con tariffe a tassametro soprattutto nelle città più grandi (assicuratevi che il tassametro venga azionato alla partenza) ma spesso hanno anche tariffa standard. I costi sono abbastanza contenuti, e anche in questo caso si può contrattare e e concordare una tariffa prima di partire per un determinato percorso. I petit taxi hanno colori diversi in ogni città, ad esempio a Fès sono rossi, mentre a Marrakech sono beige.

I grand taxi sono quelli ‘extraurbani’, sono tutti di colore bianco e di solito sono quelli che raggiungono l’aeroporto. Possono spostarsi anche da una città all’altra sempre restando all’interno della stessa provincia, diventando così anche una possibile alternativa a pullman e treno (il servizio però di solito va condiviso con altri viaggiatori).

Piccolo dizionario che può tornare utile:

  • Grazie: Choukran
  • No, grazie: La choukran
  • Buongiorno: Salam Alekum

 

FÈS

Fès si trova a 350 m s.l.m., in una fertile valle incastonata tra le colline del Maghreb, nella parte settentrionale del Marocco, è una città immensa, un luogo imponente che sorge nel cuore settentrionale del Paese e che custodisce in sé due anime ben distinte: la Medina, centro pulsante e antico, e la parte moderna. 

È una delle 4 città imperiali del Marocco (Fez, Marrakech, Rabat e Meknes), fondata nell’anno 808 da Idriss II, Fès è la città imperiale più antica e una delle più grandi città murate del mondo.

La città vecchia, Fès el Bali, con i suoi monumenti, mercati e moschee, è uno dei centri più attraenti di tutto il mondo islamico.

All’inizio fu un centro commerciale ma subito dopo il IX secolo divenne un centro culturale, anche oggi è considerata la capitale culturale e spirituale del regno, per le sue antichissime gallerie d’arte e la prima università religiosa del mondo islamico.

La sua misteriosa medina è oggi classificata dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.

 

 

Una volta attraversata la maestosa Bab Bou Jeloud, la porta occidentale della vecchia città decorata con bellissime piastrelle di ceramica colorata, ci si ritrova immersi nel souk e nel labirintico vortice delle sue stradine medievali talmente piccole da risultare quasi impercorribili in alcuni tratti, bancarelle, asinelli che trasportano merci, odori e sapori speziati, negozi, mercati, prodotti di ogni tipo. Vi si trovano souk, scuole coraniche, micro negozietti, bellissimi palazzi e caffè, oltre a laboratori di ogni tipo, artigiani che lavorano il legno, la terracotta, la madreperla, i metalli, alcune zone sono dedicate agli alimenti, altre alla lavorazione e tintura dei pellami.

La Medina è un posto dove è facile perdersi, un buon modo per orientarsi è tenere come riferimento le due principali arterie, Tala’a Kebira  (“grande salita”) e Tala’a Seghira (“piccola salita”), entrambe vi condurranno dalla porta principale Bab Bou Jeloud alla moschea Al-Qarawiyyin.

 

 

Un’esperienza da non perdere è la visita alle concerie.

CHOUARA TANNERY la conceria più grande che ha circa 900 anni, al suo interno lavorano circa 500 artigiani. La raggiungiamo con un petit taxi, all’ingresso ci consegnano subito delle foglie di menta che ci invitano a tenere sotto al naso nel caso l’odore si facesse per noi insopportabile. L’odore è effettivamente molto forte, qui si conciano e tingono le pelli utilizzando ammoniaca naturale ottenuta prevalentemente dall’urina del bestiame e dal guano di piccione. Dall’alto della terrazza si può vedere come i lavoratori, anche immersi nelle vasche, procedono ai vari passaggi che richiedono circa 3 giorni. Le pelli vengono immerse per prima cosa in una miscela di urina, calce, acqua e sale per staccare il grasso e il pelo dell’animale, una volta staccato il pelo manualmente le pelli vengono immerse nel guano di piccione per ammorbidirle e preparale a ricevere la tintura con pigmenti naturali. I colori naturali sono ottenuti dal fiore di papavero per il rosso, l’indaco (blu), l’henné (arancione), il legno di cedro (marrone), la menta (verde) e lo zafferano (giallo). Viene utilizzata anche la polvere di melograno, che viene strofinata sulle pelli e l’olio d’oliva per conferire lucidità.

La visita è gratuita ma chi vi accompagna si aspetta che poi acquistiate qualcosa, durante la visita si passa tra varie esposizioni di prodotti di ogni tipo, borse, scarpe, complementi d’arredo.

 

 

Medersa Al-Attarine, edificata tra il 1323 e il 1325 per ordine del Sultano Abu Said, piccola e deliziosa è la Medrasa più bella di Fès. Le aule per l’insegnamento e le piccole stanze di preghiera sono disposte intorno a un elegante cortile piastrellato con una fontana di marmo bianco, le decorazioni sono pazzesche, bellissimo il portone in bronzo e dalle finestre bellissimo poter ammirare i tetti della città rivestiti di tegole smaltate di verde.

 

 

Medersa Bou Inania, incastonata all’interno di una stretta e trafficatissima via, Bou Inania ha una costruzione gemella a Meknes e rappresenta la massima espressione dell’architettura merenide ed è la sola scuola attiva di teologia in cui possono entrare i non musulmani. Fu costruita tra 1351 ed il 1357 è una delle più belle del Marocco. L’interno è un vero tripudio di decorazioni, legno di cedro intarsiato, marmi e piastrelle colorate. A breve distanza e con il suo minareto rivestito di piastrelle verdi, la Moschea Chrabliyine.

Sulla facciata dell’edificio di fronte alla Medersa c’è un Orologio Idraulico (Al-Magana) progettato nel XIV secolo da un orologiaio esperto anche in pratiche magiche, e realizzato per scandire le ore della preghiera. Il sistema segreto di travi a sostegno di ciotole in ottone dentro alle quali scorreva l’acqua per segnare le ore è andato purtroppo perduto con la morte del suo creatore.

 

 

Bellissimi i vecchi funduq lungo Talaa Kebira, la strada principale della Medina, un tempo questi vecchi edifici ospitavano i mercanti e le loro carovane, come il Funduq Qaat Smen dove si trovano i produttori di miele e di smen (il burro acido usato per cucinare) e poi i vari souq, come quello dell’Henné o il Souq an-Nejjarine o souq dei carpentieri.

 

 

Place Seffarine, è la bellissima e rumorosa piazza dove potrete vedere gli artigiani dell’ottone al lavoro, poco distante la omonima Medersa Seffarine, costruita nel 1280,  che con la sua bellissima porta in cedro intagliata è la più antica di Fès.

 

 

Poco distante anche la Moschea Al-Qarawiyyin , nota per ospitare la più antica Università del mondo e uno dei più importanti centri culturali islamici. Dispone di una biblioteca che conserva più di 30.000 esemplari tra copie rare e manoscritti. È possibile sbirciare soltanto l’esterno, l’ingresso è consentito soltanto ai musulmani.

Purtroppo il Museo  Dar Batha delle arti antiche (le sue vaste collezioni si concentrano sulle arti  e mestieri tradizionali marocchini e comprendono abbigliamento ricamato, tappeti, gioielli, strumenti musicali, ceramiche e manoscritti) era chiuso temporaneamente non è stato possibile visitarlo

 Il Nejjarine Museum of Wood Arts o Museo di Arti e Mestieri di legno (‘Nejjarine’ significa falegnami ) merita assolutamente una visita;  questo splendido edificio un tempo era un funduq (o fundouk), in sostanza una locanda per i commercianti che arrivavano a Fès per vendere i loro prodotti. Sono esposti strumenti musicali, decorazioni, porte scolpite e mobili, strumenti da lavoro, articoli per la casa (chiedono che non vengano fatte foto agli oggetti esposti).

 

 

Il bar sulla terrazza del museo permette una piacevole sosta e una bellissima vista sulla città; ho provato il caffè ‘ordinaire’ marocchino preparato con le spezie (anice, cannella, cardamomo e pepe nero) servito con degli immancabili dolcetti, delizioso!

 

 

Dalla collina dove si trovano i resti delle Tombe Merenidi si può godere di una bella vista della città dall’alto.

 

 

Dove abbiamo dormito:

HOTEL FONTAINE CAMPINI – Scelto perché permetteva di avere la macchina (carica e attrezzata di tutto punto) parcheggiata in sicurezza durante la notte. Abbiamo potuto piazzarla proprio accanto all’hotel, di fronte al quale c’è una postazione militare con guardia h24 che garantiva sonni tranquilli e di evitare spiacevoli sorprese. A meno che non abbiate la nostra stessa necessità, questo hotel ve lo sconsiglio. La biancheria del letto era pulita ma le coperte non avevano un aspetto rassicurante, la finestra chiudeva male e il bagno era terribile, oltre ad essere in pessime condizioni, saliva anche un forte odore di fogna. Abbiamo evitato anche la colazione nonostante fosse compresa nel prezzo, gli standard di pulizia sbirciati non ci hanno invogliato a provarla.

RIAD DAR EL OUEDGHIRI – Ho passato qui la mia ultima notte, alla fine del tour, prima del volo di rientro. Da Marrakech ho raggiunto Fès in treno, avevo necessità di passare una notte da sola prima del volo di rientro la mattina seguente. Ho trovato questo Riad su Booking; li ho contattati per chiedere il servizio transfer dalla stazione al Riad e sono stati super efficienti! Questo Riad si trova nel cuore della Medina, è un piccolo gioiello, molto bello e caratteristico, la camera confortevole e dotata di ogni necessità. Nella medina non si arriva con i mezzi pertanto addentrarsi alla ricerca del Riad alle 8 di sera con i bagagli era impensabile, ma sono stata molto contenta di dormire qui l’ultima notte piuttosto che in un hotel, magari più comodo all’aeroporto, ma sicuramente meno affascinante. Non potevo scegliere posto migliore per l’ultima notte in Marocco: la cena vegetariana che mi hanno preparato è stata deliziosa, consumata in terrazza con una meravigliosa vista sulla città illuminata un sogno. Super promossa anche la colazione consumata nel salone interno.

Dove abbiamo mangiato:

FÈS & FRIENDS – locale nuovo e molto carino, il cibo è buono, il personale gentile e accogliente, spesso c’è musica dal vivo. Qui abbiamo cenato e anche fatto colazione anziché farla in hotel (vedi sopra!).

FONDOUK BAZAARlocale molto bello nel cuore della Medina, scoperto per puro caso. Si può mangiare all’interno o nella terrazza che è davvero stupenda. Cibo molto buono, oltre ai classici piatti marocchini offre una vasta scelta di piatti alternativi. Io ho preso tanti piatti diversi, tutti vegetariani: il babaganoush, delle melanzane fritte con una pastella al curry servite con salsa tahina, delle patate arrostite con zeste di limone, degli involtini di pasta fillo ripieni.

 

 

Il fascino di Fes uscendo dalla Medina al tramonto.

 

 

Lasciata Fès inizia il viaggio vero e proprio, il nostro on the road ha come prima meta Meknes!

 

MEKNES

Iscritta dall’Unesco tra i Monumenti Patrimonio dell’Umanità, soprannominata ‘la città dei cento minareti’ per le sue numerose moschee, Meknes è anche nota come la Versailles del Marocco. Fu fondata nel 1061 come roccaforte militare e diventa capitale sotto il regno del Moulay Ismail (a cui è dedicato il mausoleo appena fuori città)  che la fece diventare una meravigliosa città dallo stile ispano-moresco, cinta da alte mura che si estendevano per  40 km, con 9 porte monumentali come quella di Bab Mansour.

Meknes ci accoglie caotica. Lasciamo i bagagli al Riad poco fuori dal centro e già cercare un taxi libero si rivela una impresa.

Arriviamo a Place El-Hedim, il cuore della Medina. Non ci affascina molto, la porta Bab Mansour (Bab = porta; Mansour = magnifica), la più imponente tra tutte le porte imperiali del Marocco, purtroppo è coperta perché in manutenzione. Possiamo soltanto immaginarla con le due colonne in marmo di Corinto e l’iscrizione posta sula sua sommità che dice “Io sono la porta più bella del Marocco. Sono come la luna in cielo. Possesso e ricchezza sono scritti in me.”

La piazza di per sé è un po’ deludente, ci appare come una copia in piccolo della ben più nota Jemaa el-Fna di Marrakech, ma priva di attrattiva e fascino. La cosa che ho più detestato qui, come nella piazza di Marrakech, sono gli animali sfruttati e maltrattati per spillare soldi ai turisti. Non è folclore né spettacolo, è solo maltrattamento che a mio avviso non va alimentato, quindi io ho evitato di fare foto e dare soldi a queste persone.

Cosa fare a Meknes? Percorrere i suoi vicoli, immergersi nella medina e nel mercato affollatissimo e straripante di bancarelle di ogni tipo, ammirare i palazzi e visitare la bellissima Medersa Bou Inania (gemella di quella di Fès), annusare i profumi, assaggiare prodotti locali (la Msemmen, focaccia alla cipolla untissima fatta al momento caldissima era molto buona), visitare il Museo Dar jamai o museo delle arti indigene che ospita il meglio dell’arte marocchina, ceramiche, legno decorato e intarsiato, tessuti e ricami.

Ci ha talmente sfiniti la frenesia di questo posto che, preso un taxi (e prendere ‘sto taxi è stata una mezza battaglia…), siamo corsi al Riad e ci siamo preparati un pasto veloce prima di crollare a letto, stanchissimi.

 

 

Le (o gli?) Msemen sono un tipico pane marocchino, un pane sfogliato senza lievito che viene servito sia salato che dolce (è diventata una specie di dipendenza la mattina a colazione), sono buonissime con il miele locale, ma anche quelle mangiate al mercato di Meknes, untissime e con una montagna di cipolla, avevano il loro perché.

 

 

RIAD DAR ZIDANE – Lo trovate anche su booking, scelto per la possibilità di parcheggiare l’auto all’interno della ampia proprietà recintata. Questo Riad si trova in un quartiere residenziale appena fuori dal centro, è necessario prendere il taxi per raggiungerlo (cosa non semplicissima, non se ne fermava uno mannaggia!). È davvero delizioso, personale super ospitale e premuroso, pulito e silenzioso. Io avevo una camera senza bagno, ma ho potuto usufruire di un bagno vicino in esclusiva, completo davvero di tutto e pulitissimo. La colazione è ottima.

 

 

L’alba dalla finestra della camera, Riad Dar Zidane.

 

 

Che dirvi, Meknes non siamo riusciti ad apprezzarla moltissimo, forse la tanta confusione e le principali attrazioni chiuse o in ristrutturazione non ci hanno permesso di godere al meglio della visita.

Poco fuori Meknès si trova il più vasto sito archeologico romano del Marocco, Volubilis. Nel 40 d.C. i romani misero al comando di questa città il re berbero Giuba II che sposò la figlia di Cleopatra e Antonio Volubilis è inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità UNESCO.

Noi, a malincuore, questa visita abbiamo deciso di saltarla perché il sito non si trovava lungo il nostro percorso, avrebbe richiesto una deviazione verso nord che ci avrebbe portato via troppo tempo, i km da percorrere durante la giornata erano parecchi. Non escludo di tornarci a Fes, quindi le metterò in programma per un’altra volta!

 

Inizia il nostro percorso verso Merzouga e il deserto, attraverseremo le montagne del Medio Atlante, passando da villaggi, oasi e luoghi di interesse storico e naturalistico.

 

La strada che da Fèz porta al deserto è lunga, rovente e piena di meraviglie. Durante il percorso di quasi 8 ore, abbiamo visto cambiare completamente il paesaggio, le costruzioni hanno lasciato spazio alla sabbia, le case alle Kasbah, l’erba alla terra, la terra alla sabbia.

Alcune città le abbiamo semplicemente attraversate, ad esempio Ifrane, Azrou, Midelt, Er Rachidia ed Erfoud.

La strada è scorrevole, semplice, e molto, molto scenografica. Panorami brulli e semi-desertici si alternano a verdissime vallate e oasi in cui le palme sembrano prosperare all’improvviso, prestate soltanto attenzione all’onnipresente gendarmerie (vi racconto più avanti la nostra esperienza a Er-Rachidia).

Abbiamo fatto tappa e pernottato in un posto molto, molto bello e assolutamente fuori dal mondo in località Achbarou, poco prima di arrivare ad Er Rachidia, in una vera casa berbera fatta di paglia e fango. Zakaria, il proprietario ci ha accolti calorosamente e fatto a sentire a casa, le camere coloratissime e meravigliose nella loro semplicità, il cibo ottimo ed anche la compagnia (lo trovate su Booking ed anche su Instagram, gliel’ho fatto aprire io il profilo a Zakaria!).

IFRANE definita la ‘Svizzera del Marocco’ per la sua particolare urbanizzazione con case tutte uguali e tetti molto spioventi, è la località di vacanza dei marocchini più abbienti. Ampi viali, spazi verdi, ville in stile europeo, località inaspettata ed insolita per il Nord Africa e, a mio avviso, non molto interessante. Infatti non ho foto significative.

 

AZROU e le scimmie di Barberia

Azrou non ci colpisce particolarmente e non abbiamo comunque molto tempo, facciamo un rapido giretto alla piccola medina per comperare della frutta e un phon.

 

 

Appena fuori Azrou, in località Moudmame,  ci si imbatte in una colonia di bertucce o scimmie di Barberia. Ne abbiamo trovate alcune lungo la strada, poco prima di arrivare all’area picnic della zona forestale, dove ad attendere i turisti di passaggio ce ne sono molte di più oltre alla presenza di squallidi personaggi che cercano di sfruttare questi animali e ‘venderti’ l’attrazione in qualche modo. Quello che colpisce e che dispiace è lo sporco e il degrado in cui vivono questi animali che rovistano tra i rifiuti. Pensare che in Francia esiste un centro studi/parco dove questi animali vivono liberi e dove vengono studiati per la conservazione della specie (La Montagne des signes). Peccato.

 

 

FORESTA DI CEDRI 

A sud di Azrou si trova la zona più remota e affascinante del Medio Atlante. una regione di foreste di cedri, altopiani calcarei e laghi, una zona ricca di fauna selvatica. Abbiamo approfittato della bellezza del luogo e della totale assenza di turismo per immergerci nel bosco, correndo al suo interno in auto lungo strade sterrate, ci siamo fermati ad ammirare queste piante secolari e goduto del silenzio e della pace di questo luogo deserto e bellissimo.

 

 

Lungo il percorso il paesaggio cambia velocemente e non si ha la percezione dell’altitudine, si arriva anche a 1900 mt. Abbiamo fatto una deviazione verso l’interno e ci siamo fermati nei pressi di un villaggio in località Timahdite, qui abbiamo improvvisato un pranzo con i viveri a disposizione utilizzando il fornello dell’auto. La curiosità degli abitanti del piccolo villaggio di case e dei ragazzini che tornavano a casa da scuola a piedi e sul dorso degli asinelli, ci ha regalato emozioni e ricordi bellissimi. Nell’impossibilità di comunicare (non ci ha aiutato né il francese né altra lingua straniera) ci siamo scambiati doni, noi abbiamo regalato quaderni, penne e colori ai ragazzini, a cui sono seguiti regali commoventi, un pane fatto in casa e un uovo gigante di tacchino.

 

 

Piccola pausa caffè, in mezzo al nulla.

 

MIDELT è un’antica cittadina mineraria e militare, oggi tra le sue principali ricchezze c’è la coltivazione delle mele. Ci fermiamo soltanto per sgranchirci le gambe, fare due parole con una famiglia blogger che viaggia con un camper e ripartiamo, dobbiamo percorrere ancora diversi chilometri e trovare un posto dove dormire.

 

 

 

ACHBAROU

Decidiamo di pernottare ad Achbarou, un piccolo villaggio nella provincia del Tinghir. Arriviamo all’ora del tramonto dopo aver visto altre due strutture che non ci avevano invogliati a fermarci. La ricerca di questa guest house (sbirciata su Booking) ci ha tenuti impegnati per un po’ tra le stradine polverose del villaggio, ma alla fine con l’aiuto di alcuni locali siamo arrivati al Dar Jamila di Zakaria.

Il luogo ha qualcosa di magico, io ne rimango folgorata!

 

 

Zakaria ci fa visitare la struttura, una vera casa berbera fatta con fango e paglia, dalla terrazza la vista è spettacolare, i colori del tramonto e il silenzio. La Gola del Ziz è un luogo bellissimo.

Le camere sono davvero piacevoli, coloratissime, pulite e confortevoli, Zakaria farà di tutto per farvi sentire come a casa (è corso a procurarsi una scheda per permetterci di collegarci al wi fi). Ottima la cena a base di tajine di carne per gli altri ospiti e vegetariana per me, chiacchiere piacevoli e risate condivise con il simpatico padrone di casa e altri due ospiti motociclisti che avevano molte avventure da raccontare.

La colazione è meravigliosa, buonissimo il miele locale, il pane, la frittata. Ci è dispiaciuto passare qui soltanto una notte. Zakaria mi promette di aprire un profilo Instagram (“come faccio altrimenti a taggarti nelle storie Zakaria?“), in effetti l’ha aperto ma da allora ha pubblicato soltanto due foto (mannaggia a lui che non si applica molto con i social per valorizzare la sua guest house!).

DAR JAMILA lo trovate su Booking, ma potete anche contattare direttamente Zakaria (scrivetemi se volete il nr di telefono!).

 

VISTA DAL TETTO di DAR JAMILA e l’interno

 

Prima di partire, Zakaria ci suggerisce la visita alla vicina Kasbah lungo il corso del fiume Ziz, dista circa 20 minuti di auto.

La Kasbah ha oltre 500 anni, ora purtroppo è disabitata e semi distrutta ma carica di fascino, il paesaggio è molto suggestivo e vi consiglio assolutamente di visitarla, è una piccola deviazione con l’auto, si imbocca la strada poco prima del ponte del villaggio. Ci accompagna al suo interno una guida berbera, spiegandoci come erano organizzati gli spazi comuni, le abitazioni, la vita al suo interno. Le parti in buono stato sono davvero poche purtroppo, ma il luogo ha un enorme fascino.

 

IL PAESAGGIO ANDANDO VERSO LA KASBAH DI ACHBAROU

 

 

ER RACHIDIA

Er-Rachidia sorge tra le montagne del Medio Atlante, area che regala scenari davvero maestosi. È una città moderna, fondata dalla Legione Straniera francese all’inizio del XX secolo.

La città a noi però appare un po’ anonima, abbastanza militarizzata. Ci fermiamo soltanto per fare alcuni acquisti al supermercato, discretamente fornito, e preleviamo all’ATM il contante che ci serve.

Qui, all’uscita dal centro, purtroppo ci imbattiamo in un posto di blocco dove i due agenti ci contestano qualcosa di inesistente e pretendono 200 Dirham per potercene andare. L’incognita del tempo che avremmo perso con quei due squallidi personaggi nel contestare questa scorrettezza ci ha indotto a dare quei 19 euro e andarcene. Inconvenienti che viaggiando, purtroppo, possono accadere un po’ ovunque.

 

ZIZ VALLEY

L’intera valle del fiume Ziz è una delle più grandi oasi marocchine; percorrendo la strada in macchina sembra di ammirare un fiume verde di palme da dattero che si fanno strada in mezzo ad un arido canyon.

Una vera e propria oasi nel deserto dove prendono vita enormi palmeti e dove si producono i datteri più buoni di tutto il Paese.

 

 

ERFOUD

Erfoud si trova a 320 km a sud di Meknes, ai piedi dell’Alto Atlante e sulla strada delle 1000 Kasbah,  ci stiamo avvicinando verso il deserto e al confine con l’Algeria. Non sono molte le attrattive di questa cittadina in effetti, è famosa per la produzione di datteri (qui fanno pure il Festival dei datteri e sono ovunque, di tantissimi tipi diversi), per l’industria del marmo (viene estratto un marmo nero meraviglioso) e per i fossili marini risalenti a 360 milioni di anni fa.

A breve distanza dal centro c’è il Museo dei fossili e dei minerali, è il principale museo privato del paese dove si possono ammirare esemplari di grande rilevanza scientifica. Si riconosce facilmente dalla presenza di scheletri di dinosauro a grandezza naturale che ne indicano l’ingresso.

 

 

Il paesaggio è cambiato.

La sabbia. Il deserto.

 

 

MERZOUGA

La leggenda narra di una famiglia benestante che rifiutò l’ospitalità a una povera donna e suo figlio, Dio si offese e seppellì l’intera famiglia sotto cumuli di sabbia, nacquero così le alte dune dell’ Erg Chebbi.

Merzouga è un piccolo villaggio situato all’estremo sud del Marocco, in pieno Deserto del Sahara e ad appena 20 km dal confine algerino. L’Erg Chebbi è il deserto più piccolo del Marocco (lungo solo 25 km) e quello più vicino ad un centro abitato. Questo villaggio si raggiunge attraverso una strada completamente asfaltata (è raggiungibile in 7 ore d’auto da Fes e 8 ore da Marrakech), e da qui la prima duna dista solo pochissimi metri. Partono da qui infatti molte escursioni, soprattutto Camel Trek a bordo dei dromedari, che permettono non solo di arrivare vicinissimi alle altissime e spettacolari dune di sabbia, ma anche di passare la notte sotto il cielo stellato del deserto in una accampamento berbero.

In passato Merzouga è stata una delle principali oasi dove le carovane si fermavano per trovare ristoro e raccogliere provviste prima di affrontare il tratto più duro dell’attraversamento del deserto, seguendo le piste che dall’Africa Subsahariana arrivavano fino al Mediterraneo.

 

 

A Merzouga ci siamo fermati una notte all’Auberge Sahara, struttura molto bella a due passi dal deserto.

Il deserto è già qui, le alte dune sono appena fuori e la sabbia fa parte dell’ambiente. L’hotel dispone anche un camp attrezzato con tende, ed è possibile appoggiarsi a loro per escursioni di vario tipo nell’Erg Chebbi.

Accoglienza di rito con tè verde, pasticcini e datteri, camera molto grande e pulitissima, ottima cena tipica con zuppa, tajine e ottimo pane marocchino, colazione ottima ed abbondante, personale estremamente gentile e disponibile.

Qui a Merzouga ci siamo incontrati con Josef, la guida berbera, che ci ha accompagnati durante l’avventura di 3 giorni nel deserto.

Ci siamo goduti un pomeriggio di tranquillità, gironzolando un po’ nel villaggio, rilassandoci in hotel, ammirando il tramonto dalla terrazza, e pianificando con Josef il programma dei 3 giorni successivi.

 

 

Qui sotto la mappa indicativa del nostro on the road.

Nei prossimi post vi racconterò il lungo percorso nel deserto dall’Erg Chebbi all’Erg Chegaga, attraversando tratti di pista della Parigi – Dakar, come ad esempio il meraviglioso Lago Iriki, fino ad arrivare a Zagora, e poi verso l’Alto Atlante, attraversando gole, antiche kasbah, salendo il valico Tizi n’Tichka per poi arrivare a Marrakech.

A presto!

 

 

 

 

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2 Comments

  • Reply
    Giovanni
    22 Novembre 2023 at 11:33

    Ciao,
    bel racconto. Mi daresti il contatto di Zakaria 🙂
    Grazie
    Giovanni

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