Un dolce americano dal nome curioso, il Monkey bread, letteralmente ‘pane delle scimmie’.
Questo dolce si compone di tante piccole palline (brioscine) che, una volta pronto, si potranno staccare facilmente per mangiarlo con le mani.
Io vi propongo la preparazione classica (adoro la cannella e la metterei ovunque!), che prevede il rotolamento delle palline nello zucchero e cannellae il tutto venga irrorato, prima della cottura, con una goduriosa salsina di burro e zucchero.
Comunque sappiate che è lecito sbizzarrirsi e prepararlo con le proprie spezie preferite, ed anche con eventuali ripieni golosi all’interno di ciascuna ‘pallina’ di impasto.
Colazione, merenda, vedete un po’ voi, secondo me il Monkey Bread , questa montagna di palline sofficissime che profumano di cannella e burro, va bene sempre, anche la sera, sul divano, copertina e film o serie preferita, una tazza di cioccolata calda e addio!
Ma che magia meravigliosa è quella della panificazione?
E niente, finalmente un po’ di tempo libero che mi permette di impastare, ma soprattutto attendere, ché gli impasti necessitano di tempo e tanta pazienza.
Tra i regali di Natale ho ricevuto diversi libri, ce n’era anche uno di Cooker Girl (Aurora Cavallo) ché mi piace molto e seguo da un po’ su IG, soprattutto per le ricette sui lievitati.
La ‘fucking’ focacciaera un po’ che volevo provare a farla, finalmente ci sono riuscita!
L’ho personalizzata in base ai prodotti della stagione, ed è venuta una bomba di bontà!
Bella alta, croccante fuori, morbida all’interno e saporitissima!
I pains aux raisins sono una meraviglia della pasticceria francese, e si, lo confesso, a me piacciono da impazzire!
Sono tra i miei dolci preferiti in assoluto, la loro consistenza secondo me è fantastica, croccanti all’esterno e morbidi all’interno.
Vengono preparati con lo stesso impasto dei croissant sfogliati, l’impasto viene steso e farcito con crema pasticcera e uvetta sultanina, dopo averlo arrotolato su se stesso, si taglia a fette ottenendo una sorta di ‘girelle’.
I pains aux raisins vanno spennellati con della confettura liquida per lucidarli, e poi, a piacere, possono essere decorati con granella di zucchero o della glassa.
Potete decidere di farcirli con più o meno crema, io onestamente li amo ricchi e morbidi, quindi abbondo con la crema! Potete anche variare la ricetta e farcirli con gocce di cioccolato fondente al posto dell’uvetta o utilizzare una crema pasticcera al cioccolato.
Ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo.”
(Bruce Chatwin)
Eh se mi capita!
Di mangiare qualcosa di ‘diverso’, e allora si va al ristorante giapponese come abbiamo fatto la scorsa settimana o al cinese, ‘quello buono’ ché non tutti sono raccomandabili.
E poi capita anche che ti viene voglia di fare i bagels, e allora ti metti ad impastare dato che anche le temperature aiutano in questi giorni (guardate qui sotto che impasto incredibile con soli 5 g di lievito!).
I bagels “…buoni come quelli di Amsterdam mamma! Anzi sai che sono anche meglio?” (si perché ad Amsterdam c’è una catena dedicata proprio a loro, ma ve lo racconterò appena riesco a pubblicare il post sul nostro viaggio).
Per chi non li conosce i bagels sono dei paninicon una consistenza molto particolare, probabilmente di origine ebraica, portati sul suolo americano dagli immigrati polacchi.
La consistenza particolare è data dalla doppia cottura, vanno infatti prima bolliti per alcuni minuti prima di essere cotti in forno.
La ricetta è tratta da un libro che amo molto “Come si fa il pane”di Emmanuel Hadjiandreou.
Se avete qualche ora a disposizione provateli, sono eccezionali!
“La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti.” Soren Kierkegaard
E avanti ci andiamo di corsa in questo periodo.
Ormai passare qui a postare qualche ricetta è diventato quasi un lusso.
Il tempo è molto poco e le settimane passano davvero veloci.
Sono successe tante cose bellissime da quando ho scritto l’ultimo post.
Tre giorni in trasferta a Verona a Esperienze Gustose, e la settimana successiva la presentazione del libro Le Fluffose delle mie amiche Monica Zacchia e Valentina Cappiello al Salone Int.le del Libro di Torino, dove purtroppo non ho potuto esserci se non con il pensiero e con il cuore.
Vi lascio qualche foto a fine post, e andiamo (correndo…eh portate pazienza) alla ricettina di oggi!
Girandole di pane aromatiche (o Swirlbread), io le adoro!
Super morbide e profumate, le trovo anche divertenti da preparare. Sarà perchè si utilizza lo stampo dei muffin?
SWIRLBREAD O GIRANDOLE DI PANE AROMATICHE
Ingredienti
250 g farina macinata a pietra tipo 1 (Petra 9)
250 g farina manitoba
300 ml acqua tiepida
10 g lievito di birra
1 cucchiaino zucchero
1 cucchiaino sale
3 cucchiai olio EVO
80 g Parmigiano Reggiano
50 g mandorle
origano fresco qb
rosmarino fresco qb
olio EVO qb
Preparazione
Preparate il pesto inserendo nel cutter (robot con lame) le mandorle, le aromatiche, il Parmigiano Reggiano e tritate tutto insieme, aggiungete poi olio a filo, quanto basta per ottenere un composto con la consistenza del pesto.
Per l’impasto delle girandole: sciogliete il lievito nell’acqua tiepida insieme allo zucchero e lasciatelo riposare per 5 minuti.
Versate nel bicchiere della planetaria (con il gancio), le due farine, l’olio il sale e il lievito, azionate per almeno 5 minuti fino a quando avrete ottenuto un impasto liscio ed elastico (se non disponete della planetaria, potete tranquillamente impastare a mano disponendo le farine a fontana sulla spianatoia, formate un buco al centro dove versare tutti gli ingredienti e impastare energicamente).
Mettete l’impasto in un contenitore leggermente infarinato, coprite con un canovaccio e fate lievitare per almeno un’ora e mezza, dovrà raddoppiare di volume.
Trascorso il tempo, prendete l’impasto e sgonfiatelo con le mani.
Dividetelo in due parti, stendete la prima metà in un rettangolo, cospargetela con metà del pesto aromatico ed arrotolatelo dal lato lungo.
Otterrete un cilindro, tenendo la chiusura rivolta verso il basso, tagliatelo in modo da ottenere 8 – 10 fette, a seconda di quanto alte vorrete diventino le vostre girandole.
Ripetete questo passaggio con la seconda metà di impasto.
Ungete ed infarinate le cavità dello stampo per muffin e sistemate all’interno le girandole.
Coprite con un canovaccio e fate riposare e lievitare per un’ora e mezza, fino al raddoppio di volume.
Accendete il forno a 200°.
Spennellate le girandole con poco olio e infornate (forno ben caldo) per circa 15 – 20′, dovranno essere belle dorate in superficie.
Ma secondo voi,
poter presentare il tuo ‘Pizzaricercatore Mito’
quanto può rendere felici?
Ecco, per me Renato Bosco di Saporè è un mito vero!
Se non siete mai stati nel suo locale dovete assolutamente rimediare!
Trattasi di vera esperienza sensoriale sulla pizza!
Ed eccole le mie amiche
Monica e Valentina che presentano
Le Fluffose!
Libro da avere, ve lo assicuro!
Ricette meravigliose e foto da urlo della bravissima Agnese Gambini!
Presto disponibile nelle librerie, da subito a questo link
Quando si parte con il lievito madre, non se ne esce più.
Lui cresce, lo devi rinfrescare, si blobbizza bene e tu lo devi utilizzare, metterlo al lavoro.
Non ho fatto cose troppo elaborate fino ad ora, ma quelle che ho fatto mi hanno dato tanta soddisfazione.
Questi grissini li ho fatti e rifatti un sacco di volte.
Primo perché le foto non mi piacevano mai, secondo perché la famiglia li ha graditi un sacco e proprio per questo ne faccio sempre una dose doppia rispetto agli ingredienti indicati nella ricetta qui sotto.
Quindi se riuscite a farvi spacciare un po’ di lievito madre provateli!
Ovviamente non utilizzate il lievito subito, lui deve adattarsi a voi e va rinfrescato per qualche settimana prima di metterlo in uso.
Cosiderate che, una volta rinfrescato, dovrebbe raddoppiare nel giro di 3/4 ore.
A questo punto lo potrete utilizzare, e vi darà tante soddisfazioni!
Magari non arriveranno subito, e non sarete subito soddisfatti dei risultati ottenuti, ma non demordete e riprovate!
Questi grissini ad esempio sono semplicissimi e potrebbero essere una delle prime cose da provare a fare!
Poi sono anche buonissimi quindi…
Ricettina dai!
GRISSINI CON LIEVITO MADRE
Ricetta tratta dal libro “Come si fa il pane” di Emmanuel Hadjiandreou
Ingredienti
Dose per 15-20 grissini:
200 g farina macinata a pietra tipo 1
4 g di sale integrale (3/4 di cucchiaino)
100 g di lievito madre rinfrescato
110 ml acqua calda
20 ml olio evo
Fior di sale di Cervia qb
Preparazione
In una ciotola piccola mescolate la farina ed il sale. Questi sono gli ingredienti secchi.
In una ciotola più grande, mescolate il lievito madre con l’acqua, amalgamateli bene quindi aggiungete anche l’olio evo. Questi sono gli ingredienti umidi.
Unite gli ingredienti secchi a quelli umidi e mescolate bene, fino a quando il composto sta insieme.
Coprite con la ciotola più piccola e fate riposare per 10 minuti.
Trascorsi i 10 minuti, lasciando l’impasto nella ciotola, tirate un pezzo di impasto da un lato e premetelo al centro. Continuate girando la ciotola e facendo la stessa operazione lungo tutto il bordo dell’impasto. Dovreste impiegare circa 10 secondi, vedrete che l’impasto inizia a fare resistenza.
Coprite nuovamente a lasciate riposare altri 10 minuti.
Ripetete due volte le fasi 5 e 6. Quindi ancora la fase 5 e lasciate riposare per 1 ora.
Cospargete il piano di lavoro con della farina e trasferitevi sopra l’impasto.
Appiattitelo con le dita fino ad ottenere un rettangolo spesso circa 5 mm.
Coprite con della pellicola e lasciate riposare per 15 minuti.
Trascorso il tempo, tagliate il rettangolo con un coltello affilato, a striscie larghe ca 1 cm.
Tirate ogni grissino per allungarlo leggermente e disponetelo su una teglia rivestita di carta forno.
Fate lievitare in luogo fresco per circa 2 ore.
Mezz’ora prima di infornare, accendete il forno alla massima temperatura (240°). Fate scaldare una teglia sul fondo e tenete da parte una tazza di acqua.
Infornate i grissini, versate la tazza di acqua nella teglia sul fondo ed abbassate la temparatura a 180°.
Cuocete per circa 20 minuti, comunque fino a quando saranno belli dorati.
Fate raffreddare su una griglia.
NOTE:
Io di solito ne preparo il doppio di questa dose.
Potete prepararli al naturale, cosparsi di sale come in questa ricetta, oppure mescolare all’impasto dei semi tipo sesamo o papavero.
Serviteli insieme a delle salse, al posto del pane…in ogni modo li servirete finiranno in un nanosecondo!
Costa Azzurra, viaggio itinerante. Luoghi bellissimi e….una settimana intera di pioggia.
Ma tanta-tanta pioggia, per giornate intere, senza tregua.
Cosa fai a Saint-Tropez tutto il santo giorno?
Si, dico, dopo aver passeggiato, osservato con curiosità le persone del posto (prevalentemente anziani) che giocano a pétanque (leggasi bocce…oh, questi erano equipaggiatissimi…avevano pure un attrezzino per raccogliere pétanque senza doversi chinare a terra), se non hai i miliardi da spendere per lanciarti nello shopping compulsivo nei negozi del centro, che fai?
Ma ti butti sul cibo, è ovvio!
Io di queste cose qui, ne ho mangiate parecchie, anzi parecchissime!
Troppo bello poterle riprodurre a casa, aggiungerei anche pericoloso, dato che sono finite nel giro di mezza giornata.
A voi piace conoscere la storia dei dolci, come sono nati? A me un sacco.
Il pasticcere Alexandre Micka si innamorò di questo piccolo villaggio della Provenza, ed aprì a Saint-Tropez la sua Pasticceria nel 1955 dove, ispirato da una ricetta della nonna, vendeva queste brioche farcite di crema.
La leggenda vuole che nel 1956, durante le riprese del film ‘Et Dieux créa la femme’, il cui set era proprio vicino alla pasticceria di Micka, Brigitte Bardot abbia assaggiato queste deliziose brioche e abbia addirittura dato loro questo nome.
Ricetta gelosamente custodita da Micka, esiste anche il sito ufficiale de La Tarte Tropézienne, dolce ormai simbolo di Saint-Tropez.
Io ho provato questa ricetta e devo dire che il risultato è decisamente soddisfacente.
Ciò non toglie che io con la Costa Azzurra ho decisamente un conto in sospeso…
Pertanto a breve urge vacanza da quelle parti…così, giusto per vedere com’è con il sole!
TARTE TROPÉZIENNE alla CHANTILLY
Ingredienti per 8 Tarte Tropézienne
300 g farina (io macinata a pietra, Petra 1)
125 g latte (+ poco per spennellare)
75 g burro biologico
50 g zucchero semolato
12 g lievito di birra (in estate bastano 8-10 g)
1 uovo biologico (+ un tuorlo per spennellare)
1 presa di sale
1 cucchiaio di estratto di vaniglia (la ricetta originale prevede acqua di fiori d’arancio)
zucchero in granella qb
Chantilly
400 g panna fresca
60 g zucchero a velo
Preparazione
Fate sciogliere il burro sul fuoco e lasciatelo raffreddare leggermente. Versatelo nel contenitore della planetaria insieme all’uovo, lo zucchero, il sale e l’estratto di vaniglia. Unite anche la farina setacciata ed azionate la planetaria per alcuni minuti.
A parte fate sciogliere il lievito di birra nel latte tiepido, mescolate bene quindi unitelo all’impasto e continuate a lavorare con la planetaria.
Lasciate l’impasto nel contenitore a lievitare per almeno un’ora, coperto con della pellicola per alimenti.
Infarinate il piano di lavoro e disponete sopra l’impasto. Lavoratelo per alcuni minuti e dategli la forma di un filone, quindi tagliatelo in 8 pezzi. Dategli ad ogni pezzo la forma rotonda, lavorandolo e ruotandolo nel palmo della mano, quindi sitemateli su una teglia rivestita di carta forno, ben distanziati tra loro.
Coprite le tarte con un canovaccio pulito e lasciatele lievitare per un’ora e mezza.
Accendete il forno a 180°C.
Una volta lievitate, sbattete il tuorlo con un cucchiaio di latte, spennellate accuratamente tutte le tarte e cospargetele con la granella di zucchero.
Una volta raggiunta la temperatura del forno, infornate e cuocete a 180°C per circa 20 minuti. Dovranno essere belle dorate in superficie.
Sfornatele e fatele raffreddare.
Preparate la Chantilly montando la panna ben fredda insieme allo zucchero a velo nella planetaria. Riempite una sac à poche con bocchetta media a stella.
Tagliate a metà le tarte e farcitele con la panna montata e servite subito.
NOTE:
La ricetta originale prevede nell’impasto acqua di fiori d’arancio e farcitura con la crema Chiboust, che altro non è se non una crema pasticcera a cui vanno uniti la gelatina e successivamente della meringa.
In realtà possono essere farcite in molti modi come si può anche vedere nel sito ufficiale.
l’uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile,
e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile
non sono mai avanzati di un sol passo”
M. A. Bakunin
Non a caso apro il nuovo anno con un lievitato.
E non un lievitato normale, con il lievito di birra intendo.
Era davvero da tantissimo tempo che desideravo cimentarmi con il lievito madre.
Il primo che ho avuto, alcuni mesi fa, credo di averlo fatto morire…o forse no.
Michela mi ha spiegato che uccidere un lievito madre è cosa davvero difficile.
La cosa certa è che nonostante io abbia seguito le indicazioni che mi avevano dato, quel lievito non cresceva a dovere dopo i rinfreschi, non si blobbizzava come mi aveva spiegato Patrizia.
Insomma, vuoi per la delusione, vuoi per la mancanza di tempo in quel momento, e forse anche per la poca determinazione, avevo accantonato la faccenda a data da destinarsi…
Poi, complice il raduno a Firenze , la gentilissima Stefania mi ha spacciato un po’ del suo lievito (Rosy anni 4) e tutte le necessarie indicazioni e consigli per pendermene cura.
Per alcune settimane mi sono occupata solo dei suoi bagnetti e nutrimenti, poi mi sono decisa.
Ho tirato fuori questo libro, che ho da tantissimo tempo, e mi sono detta: ‘Ok, partiamo con quello che mi sembra più semplice’.
Il libro in questione è “Come si fa il pane” di Emmanuel Hadjiandreou, se vi piacciono i lievitati salati e dolci, sia con lievito di birra che con lievito madre, questo è un ottimo libro. Le fotografie di Steve Painter poi sono davvero belle e suggestive.
Insomma, com’è andata direte voi?
Il primo già mi piaceva, anche se nel tagliarlo aveva un buco all’interno, cosa che dipende dalla formatura, mi ha detto Stefania. Il gusto comunque era ottimo ed è stato spazzolato nel giro di pochissimo tempo.
Il secondo, preparato il giorno successivo, era molto meglio, ed è quello che vedete nelle foto.
Che dirvi? Un profumo incredibile ed una grande soddisfazione.
Il fascino e la magia che stanno dentro al mondo dei lievitati mi costringono a studiare e capirne di più, quindi via agli esperimenti durante questo nuovo anno!
A proposito di lievitati e lievito madre, qualche giorno fa mi trovavo a Verona con famiglia ed amici e, grazie alla segnalazione di Marianna, ho pranzato da Saporè a San Martino Buonalbergo, locale di Renato Bosco che nel 2013 ha ricevuto il massimo riconoscimento (tre spicchi) dalla guida alle pizzerie d’Italia del Gambero Rosso.
Renato Bosco è un pizzaricercatore, sceglie materie prime di qualità, segue la stagionalità, ci mette passione vera.
Qui potrete degustare le diverse forme della pizza, scegliere tra i numerosi tipi di impasto per un vero viaggio intorno al mondo della pizza. Ma non solo, Saporè è anche cucina.
“Un prodotto lievitato è la massima espressione di ciò che posso realizzare”
Insomma, se vi trovate nei dintorni di Verona, telefonate e prenotate un tavolo!
Questa è un’esperienza da non perdere, a pochi minuti di macchina dal centro storico.
Buon 2015!
PANE ‘SEMPLICE’ BIANCO CON LIEVITO MADRE
Ricetta tratta da “Come si fa il pane” di Emmanuel Hadjiandreou
Ingredienti (per un pane piccolo):
250 g farina macinata a pietra tipo 1 (io Petra 1)
4 g sale integrale (3/4 di cucchiaino)
150 ml acqua calda
75 g di lievito madre (rinfrescato)
In una ciotola piccola mescolate la farina ed il sale. Questi sono gli ingredienti secchi
In un’altra ciotola (più grande), mettete l’acqua (pesata) ed il lievito madre. Mescolate bene con un cucchiaio di legno. Questi sono gli ingredienti umidi.
Unite gli ingredienti secchi a quelli umidi. Mescolate bene con un cucchiaio di legno, poi lavorate con le mani, fino a formare un impasto. Usate un raschiapasta per pulire le pareti della ciotola e assicuratevi che tutti gli ingredienti siano ben amalgamati.
Coprite con la ciotola piccola e fate riposare per 10 minuti.
Trascorso il tempo, lasciando l’impasto nella ciotola, tirate un pezzo di impasto da un lato e premetelo al centro. Girate leggermente la ciotola e ripetete l’operazione con un’altra piccola porzione di impasto. Continuate tutto intorno per altre 8 volte. L’intera operazione dovrebbe richiedervi circa 10 secondi e l’impasto dovrebbe iniziare a fare resistenza.
Coprite ancora e fate riposare altri 10 minuti.
Ripetete due volte le fasi 5 e 6, poi nuovamente la 5 e fate lievitare per 1 ora.
Cospargete di farina il piano di lavoro (pulito) e trasferitevi l’impasto.
Formate un disco liscio.
Foderate un cestino per la lievitazione oppure uno scolapasta coperto con un canovaccio pulito. Cospargete generosamente di farina e adagiate l’impasto all’interno.
Cospargete anche sopra (l’impasto) di farina.
Lasciate lievitare tra le 3 e 6 ore, deve raddoppiare di volume.
Circa 20 minuti prima di infornare, accendete il forno a 240°. Scaldate una teglia sul fondo del forno. Riempite una tazza d’acqua e tenetela da parte.
Prendete l’impasto ormai lievitato, rovesciate il cestino sulla teglia.
Con un paio di forbici da cucina, fate dei piccoli tagli sulla superficie tracciando un disegno circolare.
Infornate il pane sulla teglia (o su pietra refrattaria, in questo caso fatelo scivolare sopra). Versate l’acqua nella teglia sul fondo del forno (per formare vapore) ed abbassate la temperatura a 220°.
Cuocete per circa 30 minuti, comunque fino a quando sarà bello dorato.
Per controllare se è ben cotto, rovesciatelo e dategli un colpetto sul fondo, dovrebbe suonare vuoto.
Non dovesse essere pronto rimettetelo in forno per qualche altro minuto. Fatelo raffreddare su una griglia.
Collegare un cibo, un piatto ad un momento o un periodo della vostra vita?
Ecco, i panini con la zucca, mi scaraventanoindietro di tantissimi anni, a quando andavo alle elementari ed abitavo a Venezia.
Ricordo la strada a piedi la mattina per raggiungere la scuola, la tappa in panificio, il profumo di questi panini, e l’attesa della campanella della ricreazione per mangiarli, finalmente.
A casa mia non arrivavano molte merendine, aggiungerei per fortuna, anche se all’epoca magari a noi bimbi facevano gola, ma un po’ per risparmio un po’ per l’attenzione alle cose fresche e buone, mia mamma comperava più merende di questo tipo che confezionate.
A Venezia, durante la stagione della zucca, si trovano facilmente nei panifici, con o senza uvetta.
Farli a casa è semplicissimo.
La semplicità delle cose, e tanti bei ricordi.
Buon fine settimana gente!
PANINI ALLA ZUCCA E UVETTA – PAN COA SUCA
Ingredienti (per 8-9 panini):
180 g polpa di zucca (cotta al vapore o lessata)
200 g farina macinata a pietra tipo 1
50 g farina di farro biologica
1 uovo biologico
45 g zucchero semolato
18 g lievito di birra
15 g burro biologico sciolto (freddo o tiepido)
1 manciata abbondante di uvetta sultanina
5 g sale (io integrale)
Sciogliete il lievito in poca acqua tiepida, quindi unitelo alla polpa di zucca, schiacciata con i rebbi di una forchetta.
Lavorate bene (io ho fatto tutto questo passaggio con la planetaria ed il gancio), quindi unite l’uovo, lo zucchero, le due farine, il sale ed il burro.
Infarinate il piano di lavoro e continuate a lavorare l’impasto per una decina di minuti, affinché il lievito si attivi, poi coprite con un panno pulito, bagnato e strizzato, e lasciate lievitare per almeno 2 ore in un luogo caldo.
Trascorso il tempo, prendete l’impasto e sgonfiatelo, aggiungete l’uvetta precedentemente bagnata e strizzata, e lavorate ancora un po’ la pasta.
Formate 8-9 palline e disponetele su una teglia coperta di carta forno.
Lasciate lievitare coperte per altri 30 minuti, quindi infornate (forno ben caldo) a 180° per circa 20 minuti, e comunque fino a quando saranno belli dorati.
Era arrabbiata con se stessa per aver avuto paura. Ma, ben presto, tutta questa collera cominciò a esprimersi in un modo molto particolare…..
….così nel suo quarantottesimo anno di vita, Evelyn Couch di Birmingham, Alabama, cominciò ad avere una doppia vita segreta.
Evelyn si era persino scelta un nome in codice, un nome temuto in tutto il mondo: TOWANDA LA VENDICATRICE!
Mentre Evelyn svolgeva con il sorriso sulle labbra i compiti quotidiani, Towanda andava a caccia dei molestatori di bambini…
Towanda poteva fare tutto ciò che voleva. Andava indietro nel tempo e pestava l’apostolo Paolo per avere scritto che le donne dovevano tenere il becco chiuso. Andava a Roma, spodestava il papa e lo sostituiva con una suora, contornata di preti che cucinavano e pulivano per lei.
…Dava in pasto ai topi tutti i prepotenti e inviava cibo ed anticoncezionali, per uomini e donne, a tutti i popoli bisognosi del mondo.
…Towanda ordinava che: un ugual numero di uomini e donne entrasse a far parte del governo e partecipasse a sedute di pace; gli scienziati trovassero una cura contro il cancro e inventassero una pillola che permettesse di mangiare quanto si voleva senza ingrassare; chiunque volesse avere figli si procurasse prima un permesso, che veniva concesso in base alle condizioni mentali e finanziarie dei genitori. Basta con i bambini affamati e maltrattati!
…Chi scriveva graffiti sui muri sarebbe stato immerso in una vasca di inchiostro indelebile…