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Novembre 2012

È stagione di/ Piatti unici/ Salato

Di cavoli, cavoletti. Gratin di pollo, cavoletti di Bruxelles, zucca e mandorle

Si, lo so che fanno una puzza tremenda quando li si cuoce.
Io sinceramente non divento nemmeno matta con rimedi casalinghi per evitare si formi l’odore, sapete che vi dico?
A me piace l’odore del cavolfiore, ma anche del broccolo, della verza e dei cavoletti, mi devo sentire strana?
Mah?
E non mi è mica sempre piaciuto però! Tanto per ritornare a parlare di come cambiano i giusti crescendo.
Quando ero ragazzina e, tornando a casa sentivo questi (all’epoca per me) olezzi nell’aria, sarei volentieri tornata fuori, li detestavo, davvero.
Poi me le mangiavo le verze con le costine, ma l’odore…
Adesso invece non mi disturba per niente, una cosa che mi dà un fastidio terribile invece è svegliarmi la mattina desiderando solo e soltanto il mio caffelatte con le fette biscottate e la marmellata e trovare in cucina l’odore di bistecca della sera precedente, questo si lo detesto davvero.
In ogni caso, se anche vi da noia questa cosa dell’odore, trovate qualche stratagemma, magari cucinandoli la mattina ed arieggiando la cucina, ma mangiatene tanti perché fanno bene e sono grandi alleati contro tante malattie, anche molto importanti.
N.B è confermato: odio fare le foto alle pirofile. Io mi ci sto applicando, ma sono lunghe, non sai se prenderle frontalmente, se solo una parte, C’è qualcuno disposto a darmi dei suggerimenti sulle foto a robe lunghe tipo pirofile o plum cake?? Ogni suggerimento sarà molto gradito!
Vi auguro uno splendido fine settimana, io comunque conto di essere qui a qualche ora.
Ciao gente!

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Biscotti e Frolle/ Cioccolato/ Dolce

Piccole gioie della vita. Petit-Beurre al cacao

Quando ho visto il post di Martina di Trattoria da Martina ho pensato subito “Questo libricino lo devo avere!”
Ho sbirciato subito in rete, ma cosa volete che vi dica?
Io non trovo nessun gusto ad acquistare libri online (oddio adesso Amazon ed Ibs mi scateneranno contro la loro furia divina..).
E va beh, è quello che penso. Volete mettere il gusto di recarsi in libreria, passare in rassegna tutti gli scaffali, sfogliare, leggere, magari bersi anche comodamente un caffè…eh si quella dove vado io ha anche la caffetteria interna, ’na meraviglia!
Vi avevo già raccontato dei due libri che ho comperato di recente durante una domenica mattina trascorsa in libreria, uno è quello di ricette con il KAMUT di Antonella (ne ho scritto qui), ma ho trovato anche lui, il pacchettino delle meraviglie, ed era solo soletto, MIO!
Trattasi di una scatolina che contiene un libricino con annesso stampino apposito per produrre questi biscotti francesi, all’interno tante varianti dolci e salate ed altrettanti dolci da preparare utilizzando i petits-beurre.
Vi lascio la ricetta base di quelli al cacao, con le mie modifiche tra parentesi.
Io ho dimezzato le quantità considerato che non volevo rischiare di buttare tutto. Al primo tentativo non sono riusciti male, a parte il fatto che forse la prima teglia l’ho lasciata in forno un minuto di troppo…è che, essendo marrone scuro si fa fatica a capire la ‘doratura’, ma tutto sommato ero soddisfatta.
Spazzolati tuttissimi dalle bambine, e non solo.
Quelli che vedete nelle foto sono quelli del secondo round, migliori nella cottura…sono tutti dello stesso colore.
Se li volete fare senza cacao aumentate la farina a 500 gr.
Ringrazio pubblicamente la mia ‘spacciatrice di cocottine’ per la tazza che ho acquistato qualche tempo fa e che secondo me è perfetta in queste foto, troppo carina!
 

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Colazione e merenda/ Dolce/ Dolci da credenza e crostate

Plum cake? No, Plum Cachi con salsa al cachi e limone


Ma secondo voi , dopo la Cheesecachi, poteva mancare il Plum cachi?
Decisamente no.
Soprattutto perché ne ho tre, dico tre ceste piene.
E i cachi quando maturano, lo fanno tutti insieme, per cui le soluzioni sono due: o qualcuna di voi passa di qua a prendersene un po’ altrimenti sono costretta a inventarmi non so cos’altro per dargli la giusta ‘sistemazione’.
Perché NON SI BUTTA VIA NIENTE, quindi.Causa mie difficoltà e relative insoddisfazioni nel fotografare robe lunghe tipo plum cake e pirofile, quindi, per agevolarmi il difficile compito, ho pensato di preparare sia un plum cachi grande che uno piccolino, quindi oggi tante foto.



E adesso il giochino lanciato da Monica, continuato da Elisa, della quale seguo la reinterpretazione.
Se fossi un dolce, sarei un tiramisù.
Se fossi una bevanda, sarei un caffè espresso.
Se fossi un colore, sarei l’azzurro.
Se fossi un fiore, sarei un girasole.
Se fossi un frutto sarei una banana.
Se fossi un animale, sarei un cavallo andaluso.
Se fossi un gelato sarei cioccolato fondente.
Se fossi un piatto, sarei una pizza margherita (di quelle buone ;-)..).
Se fossi una spezia sarei una bacca di cardamomo.
Se fossi un profumo, sarei quello di una crostata appena uscita dal forno.
Se fossi un libro, sarei senz’altro un fumetto, tipo Lupo Alberto.
Se fossi una canzone sarei ‘I love you baby’ di Diana Ross qui.
Se fossi un film, sarei ‘Quattro matrimoni e un funerale’.
Se fossi una calzatura, sarei uno stivaletto borchiato, un po’ rock.
Se fossi un sentimento, sarei l’amicizia.
Volete giocare anche voi?

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Salato/ Secondi di pesce

Di sarde, finite! E moscardini in umido con lenticchie mignon

 

Questa è davvero bella.
Mi sono recata in pescheria perché volevo acquistare delle sarde fresche e, dopo aver fatto una bella fila con il mio bel numerino tra le dita, arriva il mio turno e le sardine?
Finite.
Un signore anziano, prima di me, non so quanti cavolo di chili ne ha acquistate e sono finite.Vabbè. Vedo il cartello “Polpi pescati nel Mar Mediterraneo”.
Ok! Perfetto, faccio la ricetta di mia mamma con le lenticchie.

Arrivo a casa e di cosa mi accorgo?…sono dei moscardini, belli grossi, ma sono moscardini.

Chiariamo subito le cose, perché conoscere le materie prime non è cosa scontata evidentemente: il polpo (non polipo, se lo chiamano così sbagliano, il polipo è un’altra cosa) ha 8 tentacoli e 2 file di ventose simmetriche (attenzione, simmetriche!), mentre il moscardino ha solo una fila di ventose.

Il polpo è parente di seppie e calamari (…che però hanno 10 tentacoli!), poi c’è anche da sapere che i polpi più grandi vengono chiamati piovre….sono la stessa identica cosa, ma sono più grossi.

Mi chiedo, ma in una pescheria non le dovrebbero sapere ‘ste cose? Mah…

A me è andata bene anche così, per carità, perché i moscardini vanno anche meglio ha detto mia mamma, però…

Torniamo ai folpeti, ché a Venezia li chiamiamo così!

Se vi capita di farvi un giro nella città a forma di pesce, recatevi in un’osteria (bàcaro) e troverete tra i tanti cicheti, i folpeti lesi (moscardini lessi).

Vengono lessati esattamente come nella ricetta sotto (se vi va ci sta bene dell’alloro nell’acqua di cottura) ma senza privarli delle interiora…si avete capito, si mangia tutto, tutto.

Questa ricetta, che a me piace davvero tanto, non credo sia veneziana onestamente…devo ricordare di chiederlo a mia mamma, perché l’ho rubata a lei.

Ha davvero un suo perché abbinarci una buona polenta morbida.

 

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Primi piatti/ Salato

Cibo ‘confortante’. Risotto con topinambur e formaggio Morlacco

  

Io il topinambur ho imparato a conoscerlo grazie a mia mamma, che è curiosa da sempre e prova a cucinare praticamente tutto quello che non conosce.
Mi piace tantissimo.
A casa nostra si mangiano prevalentemente nel risotto o come contorno ‘trifolati’, ma si presta a tante altre preparazioni, sia nei primi che come antipasto o contorno.
Tra l’altro si può mangiare anche crudo, cosa che non ho ancora provato a fare…
E’ un tubero che ha un ottimo sapore, che ricorda leggermente il carciofo ma come consistenza si avvicina più alla patata. Ne esistono due varietà, la bianca precoce che si trova in commercio da fine agosto e la bordeaux che si trova invece in commercio da ottobre fino ad inizio primavera.
E’ un ortaggio dotato di preziose virtù nutrizionali, particolarmente indicato nelle diete ed è davvero utile per la salute e il benessere intestinale.
L’unica nota dolente è che, essendo tutto bitorzoluto ci si mette un po’ a sbucciarlo ed è necessario utilizzare il coltello perché l’attrezzino furbo con il quale sbuccio tutti gli altri vegetali (..e che ho acquistato dalla mia ‘spacciatrice di cocottine’, vero Dani? … ), con lui non funziona…
Per ovviare al problema di solito cerco di acquistare dei tuberi abbastanza grandi e regolari  nella forma così il compito diventa più semplice, veloce e se ne butta via molto meno…
Ma passiamo alla ricetta di questo risotto, anche questa è per due persone.
Questo perché è realmente quello che mangiamo a casa e, quando le bimbe mangiano a scuola a pranzo, ovviamente la ricetta la posto per due persone.
Per cui a volte trovate ricette per 2 altre volte per 4, insomma portate pazienza…
Ho pensato di abbinarci un formaggio tipico delle malghe, il Morlacco, che è abbastanza morbido con un gusto salato ma delicato e che ha mantecato bene il riso, rendendolo cremoso senza doverci aggiungere il burro.
E’ un piatto ‘confortante’. L’italiano è una bella lingua, non trovate?
So che fa fico e mi verrebbe anche facile chiamarlo ‘comfort food’, visto che le lingue straniere fanno parte della mia formazione professionale, ma oggi ho voglia di rendere un po’ di giustizia al nostro idioma, ché in questo momento, noi italiani, di darci ‘na pacca sulla spalla e dirci anche che siamo belli e bravi ne abbiamo bisogno!
Ciao gente!

 

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Dolce/ Dolci da credenza e crostate

Tarte Tatin alle mele. A presto Alessandra!

Oggi apro il post con un saluto ad un’amica.

Alessandra di Le Pappe Kitchen si è trasferita con la famiglia. Nuova Zelanda.

Ve l’ho già detto qui che quello di Ale è stato uno dei primi blog che ho seguito, quando un blog mio non ce l’avevo ancora, per questo le sono particolarmente affezionata.

Leggerla mi ha spronata ad aprire il mio blog. Le voglio bene.

Questa Ale, ne sono certa, sarà per voi una meravigliosa esperienza di vita.

Io la Nuova Zelanda non la conosco, però sono stata in Australia, poco lontano da lì ed è stato un viaggio che mi ha cambiata.

Natura ancora selvaggia, popoli affascinanti, luoghi magici, paesaggi meravigliosi…e il cuore che si apre, con la mente.

Ti auguro ogni bene Alessandra, vedrai che sarete felici, la tua bambina sarà felice.

Tu però torna al più presto a scrivere nel tuo blog, io ti aspetto!

Buona vita amica.

Di cosa dovevamo parlare?Ah si, ecco.

Volevo raccontarvi della storia di queste due sorelle francesi, Carolina e Stéphanie, che in Francia gestivano un albergo, che tra l’altro esiste ancora (qui).

Una si occupava dell’accoglienza clienti, l’altra della cucina. Un giorno per errore Stephanie si accorge di non aver preparato la torta di mele ed inforna in tutta fretta delle mele su una teglia imburrata ed infarinata.

Si accorse però solo dopo di aver dimenticato l’impasto.

Problem solving femminile: il rimedio fu appoggiare sopra alle mele la pasta brisée e, una volta cotta, capovolgerla su un piatto.

Fu un successo.
Cucina imperfetta, e geniale.

Non so se questa sia la vera storia, o sia una leggenda, la sola cosa che so per certo è che questa torta è una meraviglia.

Potete farla anche con la brisée pronta, se però avete un po’ di tempo fatevi la pasta, non è così difficile, praticamente fa tutto il robot da cucina, voi dovete solo procurarvi gli ingredienti belli freddi.

Cioccolato/ Colazione e merenda/ Dolce

Contest WMF. La Torta sofficiosa allo yogurt, cioccolato bianco e ganache al mars


Auguri a tutti i Martino e Martina!
Oggi è S. Martino, una ricorrenza veneziana legata ad un dolce tipico.
L’11 Novembre era usanza, ma ancora oggi anche se è meno frequente, che i bambini andassero in giro di calle in campo con pentoloni e campanacci chiedendo qualcosa in dono ai passanti e negozianti, cantando la filastrocca tipica “San Martin xe andà in sofita a trovar la so novisa, so novisa no ghe gera, San Martin col cuor par tera, e col nostro sachetin, cari signori xé San Martin”.
Si usa ancora regalare loro un dolce fatto di pasta frolla e decorato con cioccolato, caramelle, zuccherini o cioccolatini, con la forma del Santo a cavallo….avrei voluto prepararlo, ma non ce l’ho fatta. Mi perdonate?

Quando ho visto il contest “Cucinando con i bambini: piccoli chef ai fornelli” nel blog di Claudia Scorza d’arancia, targato Cucinando  in collaborazione con WMF, ho subito deciso che avrei partecipato.

Per un semplice motivo.
Qualche mese fa mi è esplosa la pentola a pressione, si, è partita la valvolina di sicurezza…
PPUMMM! Mi sembra di avervene anche parlato in un post, quindi mi serve, punto.
Naaaaa, e dai!
Che credete, che sono proprio così interessata?
Scherzi a parte, trovo che sia un contest davvero bellissimo.
Stimolare le mamme e i papà ma anche le zie o le nonne, comunque chiunque sia a contatto con i bambini, a coinvolgerli in cucina è davvero utile.
Permettergli di pasticciare liberamente senza restrizioni, cercando però di preparare qualcosa di commestibile possibilmente… è una forma di educazione alimentare, di condivisione e di relazione, realmente efficace.

Ve ne avevo già parlato nel mio about ed anche qui, che mi piace cucinare insieme alle mie bambine, questo sicuramente perché i momenti di condivisione sono importanti, ma anche per far loro conoscere gli alimenti, come si usano, fargli scoprire cosa salta fuori da un paio di uova con farina, burro e zucchero…che meraviglia vedere un dolce che si gonfia e si trasforma nel forno!!!

Questa volta abbiamo avuto il piacere di avere con noi anche la piccina di casa, Serena, che ha collaborato spezzettando tutto il cioccolato (..ed assaggiando..ditino selvaggio…).
La decisione è stata chiara fin dall’inizio: “Mamma, voglio fare una torta, di quelle alte e con il cioccolato che scende”. Perfetto.
Scelta ricaduta su una ricetta collaudata, torta di semplice esecuzione ma d’effetto e molto buona, anche per la colazione.
La ganache è esagerata…nel senso che la scelta di Carola è ricaduta sul cioccolato fondente ma addizionata di due tavolette MARS che sbirciavano dalla nostra dispensa…
Il risultato è davvero goloso, con un retrogusto di caramello e mou, e brava Carola!
A me sembrava troppo, ma aveva ragione lei!
Di seguito le foto delle mie due polpette all’opera!




 
 

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Salato

Polpette di tonno, ricotta e zenzero al forno


Potrei dirvi che adoro le polpette.
Potrei dirvi che sono veneziana e che tra i cicheti (info qui e qui)  ci sono sempre le polpette, e che ci sono cresciuta a polpette.

Potrei dirvi che sono sempre un piatto fantastico, se fatto con prodotti buoni.

Potrei dirvi che risolvono un antipasto, ma anche una cena, pensate alle polpette in umido, bel piatto unico dove affondare una fetta di pane o schiaffarci a fianco della polenta.
Potrei dirvi che sono un mezzo meraviglioso per riciclare ciò che avanza.

Qualsiasi cosa avanza, a proposito, l’altro giorno ho sbirciato quelle di Silvia con riso e zucca e quelle di Irene fatte con la pasta, le devo provare!

Potrei dirvi che sono quelle cose che le mangi anche fredde, il giorno dopo.
Potrei dirvi che ai bambini piacciono molto e questo aiuta molto le mamme diaboliche (io me) a far ingerire cose a loro sgradite nascoste nella polpetta.
Potrei dirvi che basta usare la fantasia, infilare la testa nel frigorifero e ne potrete preparare di ogni tipo, dolci e salate.
Ma anche no. Non vi dico niente.
Vi lascio solo queste polpette ché, davvero una tira l’altra.
Se poi le tuffate in una salsina fatta con yogurt greco, buccia di limone e basilico…ecco adesso mi sa che mi tocca farle anche domani.
Buon fine settimana a tutti!

 

 
POLPETTE di TONNO, RICOTTA E ZENZERO AL FORNO
Ingredienti:
1 vasetto tonno (io circa 200 gr di filetti di tonno)
200 g ricotta biologica
1 uovo biologico
buccia 1 limone biologico
1 cipollotto
zenzero in polvere qb
sale rosa dell’Himalaya, qb
pepe qb
prezzemolo qb
semi papavero qb
semi sesamo qb
curry qb
pane grattugiato qb
 



Sminuzzate il tonno, mescolatelo con la ricotta, l’uovo, la buccia grattugiata del limone, il cipollotto sminuzzato, lo zenzero, il sale rosa, il pepe e mescolate bene, aggiungete due cucchiai di pane grattugiato e mescolate.
Il composto dev’essere comunque abbastanza morbido.
Bagnatevi le mani affinché sia più semplice maneggiare l’impasto senza che si appiccichi, prelevate poco impasto (l’equivalente di un cucchiaino se le fate come antipasto) e formate una polpettina che passerete a piacere nei semi di sesamo, o nel papavero o semplicemente nel pane grattugiato mescolato con il curry.
Disponetele su una teglia foderata di carta forno e passatele in forno a 180° per circa 15 minuti.
Io a metà cottura le giro per far prendere colore da entrambi i lati.


Con questa ricetta partecipo al contest di Squisito.

contest polpette

Scade il 30 Novembre 2012, dai ‘polpettate’ anche voi!!



Salato/ Secondi di pesce

Gratin di rana pescatrice funghi e patate

 

Purtroppo, causa probabile virus dovuto alla foto della rana pescatrice che ho preso dal web (fate attenzione perché ho scoperto che ci sono file jpg  infetti ), ho dovuto cancellare il post per sicurezza e rifarlo.
Mi dispiace tantissimo per tutti i vostri commenti, ma non avevo scelta…
‘Sta coda di rospo è proprio brutta e cattiva.
A me piace molto perché ha una polpa delicata, che però non si sfalda in cottura come fanno invece molti altri pesci, e poi … poi non ha spine.
A casa nostra far mangiare pesce alle bambine (che non sia tonno in scatola) è un’impresa ultimamente.
Hanno  il terrore delle spine, e questo pesce mi risolve i problemi, oltre alle discussioni a tavola.
Un abbinamento mare&monti delicato, semplice e molto gustoso.
Con gli odori vedete voi, a me piace con timo, prezzemolo e aglio sminuzzato, se non vi va di sentirlo troppo potete mettetelo intero, schiacciato e poi lo togliete.
Potete anche usare altri tipi di funghi, comunque un po’ saporiti e che tirino un po’ su la coda di rospo che è delicata.

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Pane & co/ Salato

Ogni promessa è debito! Crackers croccanti di grano khorasan e semi di zucca

 

Allora, dove eravamo rimasti?
Ah si, ecco!
Vi ho già anticipato ieri che domenica mattina, causa giornata davvero infelice, meteorologicamente parlando, ci siamo recati in libreria dove abbiamo passato un paio d’ore, e tra laboratori per le bambine, seconda colazione al caffè della libreria, alla fine siamo usciti tutti con un libro, a dire il vero io con due.
Quando l’ho visto sullo scaffale, ancora prima di aprirlo, ho pensato “E’ mio!”.
Forse è superficiale averlo pensato senza valutarne il contenuto, ma mi piaceva già dalla copertina, prometteva bene.
Ammetto che non conoscevo l’autrice e nemmeno il suo blog, mi perdonerà, ma ce ne sono talmente tanti ed nel suo ancora non ci ero capitata…comunque adesso che l’ho scoperta non la mollo più!
Lei è Antonella Scialdone del blog  Pappa-reale.net ed il libro che ho acquistato è il suo secondo libro “KAMUT 60 ricette per conoscerlo e utilizzarlo al meglio”.
Io la farina di grano khorasan già la utilizzo da parecchi anni, da quando ancora non si trovava nei supermercati ma si doveva acquistare in negozi di alimenti naturali e sfusa, ormai da circa 15 anni.
Ma un libro che mi insegnasse così tante ricette, che mi indicasse come preparare la pasta madre oppure il seitan home-made, davvero mi mancava.
Non ho iniziato con la ricetta più difficile, anzi.
Questi crackers sono semplicissimi da eseguire ma danno una soddisfazione enorme.
Li ho già fatti tre volte da domenica, appena li faccio, altro che conservarli nelle scatole di alluminio, se li fumano tutti in un attimo qua dentro!
La prima volta non ne ero molto soddisfatta. Non tanto per il gusto o la cottura, perfetta. Semplicemente perché avevo tagliato la sfoglia a occhio ed alla fine non ce n’era uno uguale all’altro..
Erano carini lo stesso, rustici, ma li volevo più perfetti.
Li volevo bellini bellini per le foto…
Soluzione: ho preparato una sagoma di cartoncino ed al secondo round li ho tagliati tutti uguali. Fantastici.
Con la zuppa di sedano rapa di ieri ci stavano benissimo.
Del secondo libro vi parlerò in un altro post!
Buona giornata amici!
P.S. Alcune di voi mi hanno detto che non trovano il sedano rapa.

Bene io non trovo le carote viola che stanno impazzando sul web…VOGLIO LE CAROTE VIOLA!

SUBITO!



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Primi piatti/ Salato

Come si cambia. Zuppa di sedano rapa e patate

 

Si, lo so.
Ancora una zuppa.
Ma con il freddo di questi giorni è la cosa che preferisco la sera.
E’ una vera coccola, calda, rigenerante ed allo stesso tempo leggera.

Non so voi, ma io quando ero piccola, non mangiavo un sacco di cose.
Neanche ci provavo, perché mi inquietavano al solo vederle.
E parlo soprattutto di prodotti del mondo vegetale, il sedano rapa era uno di questi.
Era una disperazione per mia mamma, infatti tuttora, quando mi vede cucinare e mangiare certi piatti, si stupisce ancora e mi dice “E pensare che scappavi quando lo presentavo in tavola!”
E’ anche vero che da piccola mangiavo cose che adesso mi fanno orrore (che non si dice ‘schifo’ delle cose da mangiare, lo dico sempre alle mie figlie), fegato, frattaglie varie ad esempio…ARGHHHH!
No, io non ci riesco, e non si scandalizzi nessuno. Ma io NON le cucino, NON le mangio e NON le posto nel mio blog. Punto.

Va beh, tornando al nostro sedano rapa, a me piace tantissimo.
Nella zuppa è perfetto ma è buonissimo anche come contorno, gratinato, in purè o fritto.
Considerate poi che ha un valore calorico molto basso, è un’importante fonte di minerali in particolar modo di selenio e che recenti studi hanno dimostrato che possiede anche la capacità di ridurre la pressione arteriosa ed il colesterolo.
Cosa volere di più?
I crackers che vedete nella foto sono una meraviglia, veloci da preparare e buonissimi, ma c’è tutto un discorso da fare per parlarne!
Domenica mattina, tempo orribile, onde evitare di rimanere tutto il giorno a casa, siamo usciti per andare in libreria.
Beh, chiamarla ‘libreria’ è riduttivo, ci abbiamo passato la mattina, mentre le bambine partecipavano ad un laboratorio di letture, noi abbiamo fatto la colazione di metà mattina al bar interno, passato in rassegna tutte le novità e i vari reparti di nostro interesse e siamo usciti tutti e quattro con un libro.
Io, a dire il vero, con due…
Ma di questo finirò di parlarvi domani con la ricetta dei crackers.
Buona giornata!

 

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